Datagate Facebook, class action anche per gli utenti italiani


A promuoverla è il Codacons: “Chi ha scaricato l’App Thisisyourdigitallife e i relativi contatti Facebook possono chiedere i danni”

Nuovi sviluppi per lo scandalo dei dati personali degli utenti ceduti da Facebook a Cambridge Analytica. Per i 214mila iscritti italiani una class action per chiedere i danni.

Nuovi sviluppi per lo scandalo dei dati personali degli utenti ceduti da Facebook a Cambridge Analytica e che secondo le ultime rivelazioni riguarda anche 214mila iscritti italiani.

Nell’ambito dell’istruttoria aperta nelle settimane scorse, il Garante per la privacy italiano ha ricevuto le prime informazioni da Facebook, ma intende raccogliere ulteriori elementi per una piena valutazione del caso che ha visto coinvolti migliaia di cittadini italiani. Ad affermarlo, come si legge sul sito del Garante, è il numero uno Antonello Soro che il 24 aprile riceverà Stephen Deadman, Deputy Chief Global Privacy Officer di Facebook.

La prossima settimana, inoltre, i garanti europei riuniti a Bruxelles discuteranno la proposta avanzata dall’autorità italiana di estendere il mandato della task force, costituita a suo tempo per il caso Facebook-Whatsapp, anche alla vicenda Cambridge Analytica.

Sulla vicenda intanto prende forma la class action del Codacons contro Facebook per lo scandalo “Datagate”. Ora che si conosce il numero degli italiani coinvolti nell’illecito utilizzo dei dati personali da parte di Cambridge Analytica, l’associazione ha deciso di avviare una azione collettiva negli Stati Uniti contro il noto social network, per conto degli utenti danneggiati.

I 57 italiani iscritti a Facebook che hanno scaricato l’applicazione “thisisyourdigitallife”, così come i loro amici su Fb, possono aderire alla class action del Codacons, per un totale di 214.134 utenti interessati all’azione, spiega l’associazione, unica in Italia a scendere in campo a tutela dei cittadini sul caso Datagate, con un esposto da cui è scaturita l’inchiesta della Procura di Roma.

La class action sarà finalizzata a far ottenere agli utenti il giusto risarcimento dei danni subiti legati ad eventuali utilizzi illeciti di dati sensibili e alla violazione delle norme sulla privacy, e sarà intentata direttamente negli Stati Uniti dove ha sede la società.

Tutti gli interessati possono partecipare all’azione collettiva seguendo la procedura pubblicata sul sito www.codacons.it.

L’Antitrust apre un procedimento

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un procedimento istruttorio nei confronti di Facebook Inc. per presunte pratiche commerciali scorrette, concernenti:
1) l’informativa fornita dal professionista in fase di registrazione alla piattaforma Facebook, con riferimento alle modalità di raccolta e utilizzo dei dati dei propri utenti a fini commerciali, incluse le informazioni generate dall’uso da parte dell’utente Facebook di app di società appartenenti al gruppo e dall’accesso a siti web/app di terzi;
2) l’automatica attivazione della piattaforma di scambio dei propri dati da/a terzi operatori per tutte le volte che l’utente accederà o utilizzerà siti web e app di terzi, con validità autorizzativa generale senza alcun consenso da parte dell’utente, con sola facoltà di opt-out. In particolare, l’opzione a disposizione dell’utente di rinunciare o meno a tale modalità risulterebbe preimpostata, tramite spunta nell’apposita casella, sul consenso al trasferimento dei dati.

Secondo l’Autorità, tali comportamenti potrebbero integrare due distinte pratiche commerciali scorrette in violazione degli artt. 20, 21, 22, 24 e 25, del Codice del Consumo, in quanto, da un lato, Facebook non informerebbe adeguatamente e immediatamente, in fase di attivazione dell’account, l’utente dell’attività di raccolta e utilizzo, a fini commerciali, dei dati che egli cede.

Dall’altro, Facebook avrebbe esercitato un indebito condizionamento nei confronti dei consumatori registrati, i quali, in cambio dell’utilizzo di Facebook, presterebbero il consenso alla raccolta e all’utilizzo di tutte le informazioni che li riguardano (informazioni del proprio profilo FB, quelle derivanti dall’uso di FB e dalle proprie esperienze su siti e app di terzi), in modo inconsapevole e automatico, tramite un sistema di preselezione del consenso e a mantenere lo status quo per evitare di subire limitazioni nell’utilizzo del servizio in caso di deselezione.

L’istruttoria dell’Antitrust su Facebook è stata aperta su formale esposto del Codacons presentato lo scorso 26 marzo. Lo afferma l’associazione dei consumatori, commentando la notizia dell’apertura di un procedimento dell’Autorità per la concorrenza sul caso Datagate.

“Dopo la Procura di Roma, anche l’Antitrust accoglie l’esposto del Codacons, unica associazione dei consumatori scesa in campo in Italia per tutelare gli utenti da possibili violazioni nell’uso dei dati sensibili degli iscritti a Facebook” spiega il Presidente Carlo Rienzi. “E’ la riprova che l’indagine è stata aperta a seguito di nostra denuncia sta nel fatto che l’Antitrust indaga proprio per la fattispecie da noi ipotizzata: quella di pratiche commerciali scorrette, sulla base di quanto segnalato dal Codacons”.