Blitz anti-terrorismo a Torino: arrestato 23enne militante dell’Isis


In manette un 23enne marocchino naturalizzato italiano: sarebbe l’autore del primo documento dell’Isis in italiano. Perquisizioni in diverse città italiane

Un 23enne marocchino, naturalizzato italiano, è stato arrestato all'alba dalla Polizia in un blitz anti-terrorismo scattato a Torino.

Un 23enne marocchino, naturalizzato italiano, è stato arrestato all’alba dalla Polizia in un blitz anti-terrorismo scattato a Torino. La notizia arriva a 24 ore di distanza dall‘arresto di un 58enne di origini egiziane a Foggia, in un’analoga operazione contro l’estremismo religioso e il terrorismo di matrice islamica, proprio nella Settimana Santa che porta verso una Pasqua blindata.

L’indagine svolta dalla Digos di Torino con il supporto del Servizio per il Contrasto dell’Estremismo e del Terrorismo Esterno dell’Ucigos oggi ha portato all’arresto per partecipazione all’associazione terroristica dello Stato Islamico di Elmahdi Halili. Con lui, sono finiti nella rete degli investigatori altri stranieri ed italiani convertiti all’islamismo impegnati in una campagna di radicalizzazione e proselitismo condotta soprattutto sul web. In diverse città italiane (Milano, Napoli, Modena, Bergamo e Reggio Emilia) sono ancora in corso perquisizioni nelle abitazioni degli altri indagati.

Già a fine 2015 il giovane di origini marocchine era stato oggetto di una sentenza di patteggiamento, emessa dal Tribunale di Torino alla pena di due anni di reclusione con sospensione condizionale della stessa per istigazione a delinquere con finalità di terrorismo, per la redazione e la pubblicazione sul web alcuni documenti di esaltazione dello Stato Islamico.

Tra il materiale trovato dagli investigatori, diversi filmati con mujaheddin in Siria ed Iraq, cruente esecuzioni operate nei confronti di civili e militari, le rivendicazioni e le celebrazioni degli attentati di Parigi e Bruxelles. Inoltre, sono stati rinvenuti i sermoni di “predicatori dell’odio” del calibro di Anwar Al-Awlaki, conosciuto anche come “il Bin Laden di Internet”, considerati da Halili come dei veri e propri padri spirituali al pari del portavoce del Califfato, Mohamed Al Adnani.

Inoltre il giovane per la sua attività di proselitismo traduceva in italiano il materiale jihadista acquisito sul Web in lingua araba o inglese. Grazie all’utilizzo dei social network era poi riuscito ad attrarre nella sua sfera di influenza altri navigatori, in particolare italiani convertiti all’islam e giovani immigrati di seconda generazione.

L’arrestato aveva avuto anche contatti con due aspiranti foreign fighters arrestati nel 2016 in esecuzione di misure cautelari emesse dall’Autorità giudiziaria di Milano per associazione con finalità di terrorismo.

Nel periodo finale delle indagini l’attività del giovane si era in particolare focalizzata sulla rivista online “Rumiyah”, contenente le istruzioni operative per i guerriglieri del Califfato in Occidente su come effettuare attacchi terroristici utilizzando autocarri, autoveicoli o coltelli.