Siria, piano di aiuti per 50mila persone in fuga dal Ghouta orientale


Racconti drammatici dell’UNICEF dal Ghouta orientale e da Afrin sotto assedio

L'UNICEF fotografa il dramma della guerra in Siria con i numeri di un nuovo rapporto: 13,1 milioni di civili colpiti dal conflitto; 5,3 milioni di minori bisognosi di assistenza; 6,1 milioni di sfollati

L’UNICEF ha messo in atto un piano di risposta per far fronte alle 50.000 persone che stanno uscendo dall’enclave del Ghouta orientale. È quanto ha dichiarato la portavoce UNICEF Marixie Mercado in merito agli incessanti combattimenti nel Ghouta orientale, quando la Siria è entrata nel settimo anno di guerra. “Stiamo lavorando, pianificando una risposta alle evacuazioni, da un po’ di tempo e nello specifico per fornire rifugi con assistenza d’emergenza. Il nostro piano di risposta copre oltre 50.000 persone” ha aggiunto.

“Le famiglie continuano a uscire dal Ghouta orientale, in migliaia sono arrivati nel rifugio di Harjeleh intorno alle 5 di questa mattina. Al momento, si stanno redistribuendo gli sfollati in quattro rifugi collettivi. Non si conosce ancora il numero totale di persone uscite dal Ghouta orientale. L’UNICEF sta già fornendo supporto in tre rifugi e raggiungerà il quarto domani, con aiuti d’emergenza, fra cui acqua, pannolini e kit per lavarsi” ha spiegato Mercado.

Un numero stimato di 147 civili (fra cui 8 con bisogno di assistenza medica) sono stati evacuati il 13 marzo, secondo quanto rilevato dal team delle Nazioni Unite, verso il rifugio collettivo di Dweir a Damasco Rurale. Fra gli sfollati c’erano 78 bambini.

Un team interagenzie, che comprendeva staff per la protezione e la nutrizione dell’UNICEF, ha visitato i rifugi collettivi che hanno ricevuto gli sfollati: non avevano con loro bagagli, nemmeno buste di plastica per portare i propri effetti personali. Un bambino ha detto al team che prima vivevano nel seminterrato, ma che si erano spostati di nuovo in casa nonostante il pericolo perché la puzza era diventata insopportabile.

I bambini, afferma l’UNICEF, mostravano segni evidenti di malnutrizione. La maggior parte dei più giovani soffriva anche carenza di vitamina D e non riusciva a camminare bene. Molti mostravano segni di carenza di micronutrienti; una pelle molto secca e spaccata, affaticamento, lesioni ai bordi delle labbra. Molti bambini avevano bisogno di cure per la scabbia e per i pidocchi. Le donne mostravano anche segni di anemia e malnutrizione.

“Il nostro team ha parlato con tre bambini non accompagnati. Uno dei ragazzi ha una ferita da proiettile recente sull’avambraccio. A tutti e tre è stato fornito cibo e assistenza medica.

L’UNICEF sta fornendo assistenza dall’inizio dell’evacuazione, l’11 marzo” ha aggiunto la rappresentante UNICEF.

Il dramma nel Ghouta orientale

Una nutrizionista dell’UNICEF si trovava ieri sul convoglio che portava assistenza alimentare a circa 26.100 persone a Douma, nel Ghouta orientale.

È potuta soltanto andare in un centro medico a causa delle scarse condizioni di sicurezza. Quando è entrata, ha visto bambini e famiglie uscire da seminterrati sotto edifici distrutti. Al centro medico, ha controllato 12 bambini: 7 soffrivano di malnutrizione acuta grave, e 1 di malnutrizione acuta moderata. Gli operatori sanitari a Douma le hanno detto che dare cibo terapeutico ai bambini con malnutrizione acuta grave era molto difficile nei rifugi affollati: tutti lo volevano, visto che era l’unico cibo disponibile. Ciò significa che i minori con malnutrizione acuta grave non stanno ricevendo abbastanza cibo terapeutico per riprendersi. Un uovo costa 4 dollari e una confezione di pane pure. I prodotti freschi sono estremamente costosi.

Una madre con cui ha parlato ha detto che il seminterrato in cui vivevano aveva un solo bagno per circa 200 persone.

A Beit Sawa (Ghouta Orientale), un uomo diretto a Hamourieh trasporta un bambino nella valigia
A Beit Sawa (Ghouta Orientale), un uomo diretto a Hamourieh trasporta un bambino nella valigia

La situazione ad Afrin

Secondo notizie da Afrin, decine di minori sono stati uccisi e molti altri feriti dall’inizio delle ostilità nel distretto. Negli ultimi 10 giorni, i bambini e le famiglie hanno sofferto a causa di gravi mancanze d’acqua visto che la fonte d’acqua per la città di Afrin sembra sia stata tagliata. Le famiglie stanno dipendendo da acqua non trattata e pozzi, aumentando potenzialmente il rischio di malattie legate all’acqua per circa 250.000 persone. Secondo fonti locali, gran parte delle strutture sanitarie sono chiuse e le lezioni sono state sospese.

Sembra che ai civili sia stato impedito di provare a scappare dal distretto e la maggior parte delle persone sfollate dalle aree rurali sta andando verso la città di Afrin. Non esiste un meccanismo ufficiale per seguire gli sfollati, ma le fonti locali stimano che ci siano circa 50.000 persone sfollate nella città. Le famiglie sono attualmente ospitate da parenti e amici, in negozi, edifici pubblici e scuole. Tuttavia, oltre 7.000 persone hanno raggiunto i villaggi vicini e la città di Aleppo. I team dell’UNICEF che hanno visitato queste zone hanno riferito che le persone stanno vivendo in moschee e qualche volta per strada, con un’assistenza umanitaria estremamente limitata. Le strutture mediche in queste zone sono sovraffollate e c’è un urgente bisogno di fornire assistenza idrica e igienico-sanitaria.

La risposta dell’UNICEF

Insieme alla Mezzaluna Rossa Araba Siriana, l’UNICEF ha cominciato, l’11 marzo, a trasportare acqua verso i luoghi vicini ad Afrin più affollati e vulnerabili che ospitano sfollati interni. Il piano era di trasportare 500.000 litri d’acqua ogni giorno per oltre 35.000 persone, ma è stato interrotto il 15 marzo a causa di un’escalation degli attacchi sulla città di Afrin.

Nell’ultimo convoglio del CICR/Mezzaluna Rossa Araba Siriana verso Afrin, il primo marzo, l’UNICEF ha portato kit sanitari e nutrizionali per rispondere ai bisogni di circa 40.000 persone, insieme a vaccini e a provviste simili sufficienti per due mesi. La campagna contro la polio di febbraio ha raggiunto solo il 30% dell’obiettivo di bambini a causa delle insicurezze in alcuni sotto-distretti, ma le provviste sono pronte per il mese di marzo.

Fra gli sfollati interni che sono scappati da Afrin, l’UNICEF ha raggiunto oltre 1.000 tra bambini e donne in stato di gravidanza o in allattamento con supporto alla nutrizione fra cui integratori, biscotti ad alto contenuto energetico e creme spalmabili.

Uno dei due spazi a misura di bambino è stato chiuso a causa delle insicurezze, ma l’UNICEF ha aumentato il numero di operatori nei team mobili e ha raggiunto circa 2.500 bambini ad Afrin con supporto psicosociale e formazione sui rischi connessi alle mine. L’UNICEF sta anche raggiungendo i bambini e le famiglie scappati da Afrin con un supporto simile.