Renzi lascia la segreteria del Pd: “No a inciuci, governo senza di noi”


L’ex premier ammette la sconfitta alle elezioni e apre di fatto la nuova fase congressuale per una nuova guida del Partito democratico: “Farò il senatore semplice”

Il segretario del Partito democratico ed ex premier Matteo Renzi ha commentato al Nazareno il crollo del Pd alle elezioni politiche 2018

Sbeffeggiato dalla satira sui social, accerchiato dai compagni di partito dopo il tonfo alle elezioni politiche, Matteo Renzi si è dimesso da segretario del Partito democratico.

La notizia era stata rilanciata stamani dall’agenzia Ansa e subito smentita dal portavoce di Renzi, ma nella conferenza stampa al Nazareno slittata dalle 17 alle 18,

Termina dunque con le dimissioni anticipate dalla segreteria, che saranno formalizzate come spiegato dallo stesso Renzi all’insediamento del nuovo esecutivo, la parabola discendente dell’ex sindaco di Firenze, arrivato fino a Palazzo Chigi e ora “relegato” al ruolo di senatore a Palazzo Madama dopo la vittoria nel collegio uninominale 01 di Firenze con il 43,89%.

Dal 40,8% delle elezioni Europee del 2014, picco massimo raggiunto dal “Rottamatore”, il Partito democratico in quattro anni ha dilapidato oltre la metà dei consensi di quella tornata elettorale. Le avvisaglie c’erano già state con il referendum sulle riforme costituzionali, fortemente sostenuto da Renzi, che però aveva visto la netta vittoria del “No”  costringendolo a rassegnare le dimissioni da Presidente del Consiglio.

Il leader del Partito democratico al Nazareno ha esordito con una disamina del voto, commentando i risultati e ammettendo la sconfitta: “Come sapete e come è doveroso, abbiamo riconosciuto con chiarezza che si tratta di una sconfitta netta che ci impone di aprire una pagina nuova all’interno del Partito democratico. Ai militanti voglio dire che siamo orgogliosi del lavoro fatto in questi anni ma allo stesso tempo la sconfitta è altrettanto chiara ed evidente. Oggi l’italia è in una situazione in cui chi ha vinto le elezioni non ha i numeri per governare e chi è intellettualmente onesto deve riconoscere che questo nasce dalla vicenda referendaria. Non si è discusso come chi si è oppoosto a quella riforma e a quella semplificazione del sistema oggi si lamenta dell’ingovernabilità. In questa campagna elettorale segnata dalle bugie ce n’è stata una più grande di tutti: ‘Non faremo mai accordi’. Lo dimostrino”.

Per Renzi, il momento buono per il voto sarebbe stato l’anno scorso: “Noi abbiamo fatto errori, e non abbiamo capito che bisognava votare in una delle finestre del 2017 quando si poteva imporre un’agenda europea e l’agenda della campagna politica italiana sarebbe stata centrata sulle questioni dell’appartenenza europea. Ma non abbiamo colto l’opportunità – ha affermato -. In questa campagna elettorale siamo stati troppo tecnici, e se a questo si somma l’evidenza di un vento estremista che nel 2014 siamo riusciti a fermare, comprendiamo come il risultato sia deludente”.

Per l’ex premier il simbolo di questa tornata elettorale è il risultato di Pesaro, dove il Ministro degli Interni Marco Minniti è stato sconfitto dal candidato pentastellato Andrea Cecconi, finito nella bufera per i finti rimborsi.

“A Pesaro il centrosinistra ha candidato Minniti, un ministro che ha fatto cose straordinarie sulla questione dell’immigrazione, riuscendo a cambiare la percezione e la sostanza del problema con un lavoro che gli viene riconosciuto anche dagli avversari. Eppure Cecconi, il candidato del Movimento 5 stelle per loro stessa definizione impresentabile, è riuscito ad avere la meglio contro ogni valutazione di merito. È ovvio di conseguenza che io lasci dopo questo risultato la guida del Pd e come previsto dallo statuto ho chiesto a Orfini di convocare l’assemblea e aprire la fase congressuale”.

Renzi a questo punto ha lanciato un messaggio preciso al suo partito: “Non credo che sia possibile evitare un confronto vero dentro il Partito democratico su ciò che è accaduto in questa campagna elettorale, in questi mesi e in questi anni. Siamo il Pd, abbiamo fatto tanti congressi e credo che sia arrivato il momento di farne uno risolutivo per nominare non un reggente scelto da un caminetto ma un segretario scelto dalle primarie”.

Quanto ai possibili scenari dopo il voto per la formazione di un nuovo governo, Renzi si è detto “garante di un impegno politico, morale e culturale: abbiamo detto no a un governo con gli estremisti e no a un governo degli estremisti e non abbiamo cambiato idea in 48 ore. Quando abbiamo detto no alla cultura dell’odio non stavamo scherzando. Ci sono tre elementi che ci separano da Salvini e Di Maio: antipolitica, entieuropeismo e odio politico nei confronti del Pd al quale hanno detto che siamo corrotti, impresentabili, abbiamo le mani sporche del sangue di.. Fate il governo senza di noi, il nostro posto in questa legislatura è all’opposizione. Lì ci hanno chiesto di stare i cittadini e lì staremo. Il Pd non diventerà la stampella di un esecutivo delle forze anti sistema. Saremo responsabili e la nostra responsabilità starà nello stare all’opposizione”.

Renzi si è soffermato anche sul suo futuro: “Che cosa farò io? Ho ricevuto tante mail e non pensavo dopo una sconfitta così netta: non c’è nessuna fuga, terminata la fase dell’insediamento del nuovo governo farò un lavoro che mi affascina, il senatore semplice di Firenze, Scandicci, Lastra a Signa e Impruneta. Nel 2018 mi sono ripresentato ai fiorentini 14 anni dopo la candidatura alla provincia ed è impressionante il fatto che continuino a votarmi. Dunque si riparte dal basso a fare quello che deve fare tutto il Pd: politica sul territorio, in mezzo alla gente, strada per strada ripartendo da quelle periferie che sono le periferie della quotidianità. Ripartiamo da qui e restituiamo le chiavi di casa con una casa che è molto più in ordine e molto tenuta bene. Il Pil è aumentato, i consumi sono aumentati, i posti di lavoro sono aumentati di un milione: se chi verrà dopo riuscirà a fare meglio saremo ad applaudirli”.

Il Pd dunque farà opposizione e “diremo sì a tutto ciò che serve al Paese e al futuro dei nostri figli ma diremo no a inciuci, no ai caminetti ristretti di chi immagina di potere considerarci come luogo di confronto solo tra gruppi dirigenti, no a ogni forma di estremismo. Chi ha la forza di governare lo faccia, noi faremo sempre il tifo per l’italia e la nostra responsabilità sarà nel saper dire dei sì e dei no” ha concluso.