Milano: padre e figlio indagati per terrorismo


L’uomo di nazionalità egiziana è finito in carcere: il figlio invece è ancora in Siria a combattere

Padre e figlio di nazionalità egiziana sono indagati a Milano per associazione con finalità di terrorismo: il giovane è un foreign fighter che si trova ancora in Siria

Padre e figlio di nazionalità egiziana sono indagati a Milano per associazione con finalità di terrorismo. La custodia cautelare in carcere, emessa dall’autorità giudiziaria, al momento è stata eseguita solo per il padre, mentre il figlio è irrintracciabile in quanto si trova ancora nei teatri di guerra in Siria.

Le indagini, iniziate nel febbraio del 2017, dalle Digos di Milano e Como, hanno interessato un cittadino di nazionalità bosniaca, residente in provincia di Como, inserito nella “lista consolidata” dei foreign fighters, partito nel giugno del 2014 per affiliarsi alle forze miliziane jihadiste anti governative.

L’uomo, impegnato nel proprio ruolo di foreign fighter ha partecipato spesso a scontri (in luoghi non ancora identificati) dei quali ha inviato al padre periodicamente foto e video.

Di questa attività, però, ne sarebbe stata a conoscenza tutta la famiglia, in Italia dal 1996. In particolare il padre (di nazionalità egiziane) e la madre (una cittadina marocchina) che non solo non hanno mai preso le distanze dalle azioni compiute dal figlio maggiore, ma avrebbero criticato l’atteggiamento di quello minore, che invece non mostrava interesse né per la religione né per il sostegno dei combattenti.

Durante le indagini gli investigatori hanno inoltre riscontrato il coinvolgimento del genitore nell’indurre il figlio a partire e la volontà di depistare le indagini dichiarando ai poliziotti di come fosse preoccupato per le sorti del figlio combattente.

In realtà, tali affermazioni avevano lo scopo sia di allontanare qualsiasi sospetto sul ruolo giocato nella partenza del figlio maggiore, sia per non avere problemi nell’istruttoria per la concessione della cittadinanza italiana.

Nei confronti della madre, invece, titolare di permesso di lungo periodo, è stato adottato un decreto di allontanamento e la contestuale revoca del titolo di soggiorno.

Terrorismo: espulsi anche due cittadini macedoni

Salgono a 240, dal 1° gennaio 2015, i provvedimenti eseguiti di soggetti gravitanti in ambienti dell’estremismo religioso e del terrorismo internazionale. Con provvedimento firmato dal ministro dell’Interno, Marco Minniti, è stata infatti eseguita l’espulsione dal territorio nazionale, di due cittadini macedoni, per motivi di sicurezza dello Stato.

Si tratta di un 43enne macedone residente in provincia di Treviso che dal 2016 era stato sottoposto ad indagini da parte della DIGOS di Venezia poiché indicato come soggetto connotato da ideologie jihadiste e in contatto con arruolatori dell’Isis.

Lo straniero, infatti, è risultato essere in relazione con suoi connazionali anch’essi coinvolti in pregresse attività anti terrorismo nonché con altri estremisti balcanici.

Inoltre, a seguito di mirati approfondimenti, è stato rilevato che, in diverse circostanze, aveva condiviso il suo forte risentimento contro le istituzioni e la cultura italiana (al punto da asserire che il riconoscimento della nostra cittadinanza risulterebbe proibito per un musulmano poiché costituirebbe una sorta di “patto con gli infedeli”).

Nei mesi scorsi, all’esito di una perquisizione, gli sono stati rinvenuti alcuni supporti informatici contenenti le prediche di diversi imam balcanici di estrazione ultra-radicale e documenti di propaganda jihadista.

L’altro espulso è un 45enne macedone, anch’egli residente nel trevigiano, cugino dell’altro connazionale, che è risultato attestato anch’egli su posizioni jihadiste e seguace di predicatori ultra-radicali dell’area balcanica. Oltre ad aver manifestato l’intenzione di raggiungere la Siria, è risultato collegato con stranieri tratti in arresto in pregresse operazioni antiterrorismo condotte sia in Italia che nei Paesi dei Balcani occidentali.

Per questi motivi, il ministro dell’Interno Minniti ha firmato il decreto di espulsione per motivi di sicurezza dello Stato e i due cittadini macedoni sono stati rimpatriati, con accompagnamento nel proprio Paese, con un volo decollato dalla frontiera aerea di Venezia e diretto in Macedonia.