Distretti del cibo: un nuovo strumento per promuovere i territori


Il ministro delle politiche agricole Martina: “I Distretti del cibo strumento innovativo per lo sviluppo rurale”

Nascono i Distretti del cibo: un nuovo strumento previsto dalla legge di bilancio per garantire risorse e opportunità per la crescita di filiere e territori

Si è tenuta oggi a Bergamo la presentazione nazionale dei Distretti del cibo, un nuovo strumento previsto dalla legge di bilancio per garantire ulteriori risorse e opportunità per la crescita e il rilancio a livello nazionale di filiere e territori. All’evento, al quale ha preso parte il Presidente della Provincia di Bergamo Matteo Rossi, sono state presentate le linee di azione per i nuovi Distretti del cibo e alcuni esempi di realtà già operative. È quanto fa sapere in una nota il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

Che cosa sono i nuovi Distretti del cibo

In questa prospettiva vengono definiti come Distretti del cibo:

  • i distretti rurali e agroalimentari di qualità già riconosciuti o da riconoscere;
  • i distretti localizzati in aree urbane o periurbane caratterizzati da una significativa presenza di attività agricole volte alla riqualificazione ambientale e sociale delle aree;
  • i distretti caratterizzati dall’integrazione fra attività agricole e attività di prossimità.
  • i distretti biologici.

Per garantire lo sviluppo di tutto il territorio e non solo delle singole filiere, i nuovi Distretti del cibo opereranno attraverso programmi di progettazione integrata territoriale.

Come funzionano i Distretti del cibo

Il riconoscimento dei Distretti del cibo viene affidato alle Regioni e alle Province autonome che provvedono a comunicarlo al Mipaaf presso il quale è istituito il Registro nazionale dei Distretti del Cibo, disponibile sul sito del Ministero. Per il rilancio del settore e per il sostegno ai distretti sono stati stanziati 5 milioni di euro per il 2018 e 10 milioni a decorrere dal 2019.

“C’è bisogno di un salto di qualità nella gestione delle politiche del cibo per far sviluppare ancora i nostri territori. Per questo abbiamo voluto con forza uno strumento di programmazione e progettazione territoriale come i Distretti del cibo. L’esperienza dei distretti – commenta il Ministro Maurizio Martina – va rilanciata e rafforzata, perché a tutela delle imprese agricole vanno costruiti rapporti più stretti nelle filiere e servizi che guardino a tutto il territorio nel suo complesso. Vuol dire mettere insieme imprese, cittadini, associazioni, istituzioni per realizzare obiettivi comuni”.

“È una scelta innovativa, che consente al nostro Paese di guardare allo sviluppo locale e alla tutela del paesaggio con un approccio nuovo. Penso al tema del rapporto tra città e agricoltura, alla più stretta collaborazione tra realtà agricole e attività di prossimità, a partire dai mercati contadini, dall’integrazione col turismo fino ai distretti del biologico, dove la sostenibilità diventa leva di competitività anche fuori dai confini strettamente agricoli. Per la prima volta facciamo una scelta di sostegno chiara, con risorse certe e pluriennali, che aiuteranno lo sviluppo dei progetti. Nell’anno nazionale del cibo italiano e dopo Expo, mettiamo un altro tassello centrale per dare forza al Made in Italy agroalimentare” ha aggiunto.

Distretti del cibo: alcuni esempi a livello nazionale

DISTRETTO RURALE DELLA MAREMMA

Nato su impulso della Provincia di Grosseto nel 1996, proprio mentre a Cork si teneva la Conferenza europea sullo sviluppo rurale, con un’adesione di 28 Comuni e di tutte le aziende del territorio, il Distretto della Maremma si è posto prima di tutto l’obiettivo di rispondere al momento di crisi attraversato dal territorio, mettendo in campo un “metodo di attuazione” totalmente nuovo e ambizioso. Nei primi anni è stato infatti intrapreso un percorso di riposizionamento dell’agricoltura, mirato a coniugare qualità e sostenibilità. Andando oltre i confini settoriali, l’intero sistema economico locale è stato coinvolto in un nuovo sistema, per offrire un paniere integrato di prodotti e servizi legati all’identità maremmana. Fondamentale il ruolo della Provincia, che ha gestito la cabina di regia del Distretto, rendendo possibile il coordinamento degli strumenti di programmazione, dai fondi europei alla contrattazione programmata. Un modello che ha riscosso grande apprezzamento anche oltre i confini della provincia, diventando un esempio da imitare fino a ispirare la legge di orientamento che nel 2001 ha introdotto i Distretti rurali e i Distretti agroalimentari di qualità. In Maremma, il Distretto Rurale ha dato impulso e struttura a una crescita che ha generato ricchezza e sostenuto il territorio per due decenni. Alla fine del 2017, dal Distretto Rurale della Maremma è nato il Distretto Rurale della Toscana del Sud che abbraccia 65 Comuni delle province di Livorno, Siena, Arezzo e Grosseto, cioè un terzo della superficie della Toscana e quasi la metà della sua superficie agricola.

BIO-DISTRETTO DELL’AGRICOLTURA SOCIALE DI BERGAMO

Nato nel 2016, coinvolge 23 cooperative e aziende bio che operano favorendo l’inserimento lavorativo in agricoltura di persone svantaggiate (disabili, detenuti ed ex detenuti, giovani con disagio sociale, rifugiati). Si tratta della prima realtà in Italia che coniuga a livello di distretto sia la vocazione bio che quella sociale. Sostengono questo progetto circa dieci Comuni della Lombardia (tra cui quello di Bergamo) nonché la Provincia di Bergamo, il Consorzio Parco dei Colli, AIAB Lombardia ed alcuni importanti GAS. Oltre allo sviluppo e alla promozione dell’agricoltura biologica e sociale, il Biodistretto è impegnato a fornire servizi alle aziende biosociali di Bergamo, favorendo un’agricoltura compatibile con l’ambiente nonché la valorizzazione dei prodotti bio e della cultura del territorio, sostenendo anche la realizzazione di progetti di educazione alimentare. Le cooperative e le aziende del Bio Distretto, che vantano una grande tradizione territoriale legata all’agricoltura biologica con finalità sociali (tra queste: Biplano, Arete’, Ca’ Al del Mans, Oikos, Cantiere verde, Castel Cerreto, Le Cinque Pertiche), hanno costituito presso l’Università di Bergamo un apposito Comitato Scientifico, formato da tecnici, esperti del settore e docenti universitari, per mettere in campo progetti sempre più mirati agli obiettivi prefissati.

CONSORZIO DISTRETTO AGRICOLO DI MILANO-DAM

Nato nel 2011 come gestore del Distretto Rurale di Milano, si costituisce come cooperativa con 34 imprese di Milano, secondo comune agricolo d’Italia, di cui coltivano il 70% delle aree agricole per una superficie di 1700 ha circa. Le aziende si dedicano a settori diversi (cerealicolo, zootecnico e orto-florovivaistico) condividendo come obiettivo fondamentale la conservazione dell’attività agricola attraverso l’integrazione con le esigenze della città, con riferimento specifico a temi quali sovranità alimentare, tutela dell’ambiente, recupero della tradizione e presidio del territorio. In particolare, il DAM – che collabora attivamente con le istituzioni locali – si è impegnato in questi anni nella commercializzazione e valorizzazione dei propri prodotti (hanno avuto buoni risultati presso la Grande distribuzione e la Ristorazione collettiva soprattutto riso, ortaggi e formaggi) e nella partecipazione ad attività di servizio alla città. Oltre alla gestione manutentiva del Parco Urbano delle Cave, sono state sviluppate infatti azioni specifiche finalizzate al recupero di paesaggio, ambiente e biodiversità nel progetto di Compensazioni di Expo 2015, realizzato in partnership col Comune. Da segnalare poi l’accordo di Sviluppo territoriale con Comune di Milano, Città Metropolitane e Regione Lombardia, mirato al rafforzamento della presenza dell’agricoltura, in collaborazione con altri quattro Distretti Rurali del territorio periurbano.

DISTRETTO AGRICOLO BASSA BERGAMSCA-DABB

Accreditato da Regione Lombardia nel 2012, ha sede a Spirano (BG), comune capofila. Si estende su un’area di 42 Comuni della Pianura bergamasca, aggregando più di 100 soggetti tra aziende agricole e agroalimentari, Istituti di ricerca, scuole, Istituti bancari, associazioni di categoria, Enti parco. Il fatturato stimato ammonta a oltre 200 mln di euro. Il Distretto produce 6 delle 9 DOP casearie bergamasche (Gorgonzola, Grana Padano, Taleggio, Quartirolo, Salva e Provolone), ma anche altri formaggi di bufala e capra di qualità, che hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti a livello mondiale. Sono molto sviluppati anche i comparti della trasformazione delle uova, della polenta e delle farine, delle carni e quello orticolo. Sono rappresentati nel Distretto anche birrifici, aziende dolciarie, coltivazioni di zafferano e tartufo nero bergamasco. Obiettivi principali dei progetti del DABB: incremento della redditività aziendale attraverso azioni di filiera basate su produzioni di qualità esistenti e su nuovi prodotti; internazionalizzazione e commercializzazione dei prodotti; tutela ambientale e produzioni ecosostenibili; promozione dell’integrazione fra diversi soggetti (aziende, comuni e scuole) per valorizzare il territorio.