Un italiano su tre è insoddisfatto del tatuaggio


Di cattivo gusto, azzardato o affidato a mani poco esperte: quando il tatuaggio diventa tabù

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Frasi sbagliate, ritratti inverosimili o abbinamenti azzardati: a volte il tatuaggio tradisce le attese e diventa un vero problema. A dirlo è un italiano su 3 (28%), insoddisfatto del proprio tattoo che in certi casi diventa motivo di imbarazzo (27%) e oggetto di prese in giro (23%). “Mostri indelebili” nati per via di una ricerca ossessiva dell’originalità (52%) o per la scarsa abilità del tatuatore (51%).

Di recente anche il tabloid britannico The Sun ha confermato questo trend parlando dei tatuaggi dedicati alle star hollywoodiane: dal ritratto discutibile di Christopher Walken al viso sproporzionato di Robert Pattinson, sono tanti i tatuaggi che hanno rovinato la pelle delle persone. Sulla rete infatti si trova un’ampia gamma di tattoo orribili: disegni fatti così male da creare un forte disagio, soprattutto pensando di doverli portare con sé tutta la vita. Tra i pentiti c’è chi cerca di camuffarli (45%) affidandosi nuovamente a tatuatori e chi invece decide di rimuoverli definitivamente (34%), grazie a sistemi laser all’avanguardia.

É quanto emerge da uno studio condotto da Renaissance Lab, l’osservatorio sulle tendenze legate al mondo della medicina estetica, effettuato con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su circa 3.000 uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 65 anni e su un panel di 30 esperti di medicina estetica, attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community dedicate per capire che ripercussioni hanno i tatuaggi brutti sulla vita delle persone.

“Mi riferiscono spesso che un tatuaggio ‘mal riuscito’ provoca disagio e senso di vergogna – afferma il dott. Matteo Tretti Clementoni, specialista di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva, fondatore della Società Laserplast di Milano -. Il paziente mette in atto atteggiamenti a volte grotteschi per mascherarlo o nasconderlo”.

“Il laser, o meglio il laser a nano e a picosecondi, rappresenta ad oggi l’unico mezzo efficace per rimuovere un tatuaggio. È solo attraverso la frammentazione del pigmento da parte dell’energia laser, e quindi alla eliminazione delle particelle così ottenute da parte del sistema immunitario, che si riesce a rimuovere il pigmento senza ledere gli strati cutanei più superficiali” prosegue.

Ma per quale motivo gli italiani decidono di rimuovere il proprio tatuaggio? Il 44% lo fa perché prova un forte stato di insoddisfazione una volta ultimato, mentre il 38% lo fa esclusivamente per fini estetici. Con il passare del tempo, il 35% dei connazionali prova vergogna nel dover esibire un tattoo indesiderato, mentre nel 31% provoca un forte senso di frustrazione.

Ma quello che accomuna tutti questi aspetti è l’aggravante della dimensione: infatti più grandi sono i tatuaggi, più creano disagi psicologici nelle persone. In questi casi è quasi impossibile migliorarli. Quindi la rimozione definitiva diventa l’unica soluzione efficace. Il 42% dei connazionali decide di trattare soprattutto quelli a sfondo amoroso, invece il 37% si focalizza su ritratti di persone e/o personaggi famosi venuti male. Il 29% elimina quelli di genere tribale troppo imprecisi, mentre il 25% non si fissa con i generi, ma non si abitua alle dimensioni “esagerate”.

Il desiderio di farsi un tatuaggio può trasformarsi dunque anche in una decisione errata. In molti casi vengono fatti con troppa frenesia (42%), in altri, la colpa cade sul tatuatore (39%), che non soddisfa le aspettative del cliente dal punto di vista estetico. A volte però gli italiani ammettono di aver fornito indicazioni sbagliate e confusionarie (22%) all’esperto e se la prendono con se stessi.

E se un tempo l’unica soluzione era “camuffare il tatuaggio” grazie al lavoro di altri tatuatori, capaci con il loro estro creativo di migliorare un tattoo venuto male, oggi il 34% ricorre alla chirurgia estetica e in particolare al laser.

Tra le fasce d’età più insoddisfatte e che vogliono rimuovere un tattoo venuto male ci sono i ragazzi dai 21 e i 26 anni (22%), che però non prendono subito la decisione di rimuoverlo. Infatti sono gli adulti tra i 32 e i 38 anni (28%) e i 39-42 anni (24%) a volere la rimozione immediata e definitiva del tattoo, decisi a voltare pagina e dimenticare il significato di quella creazione. In particolare sono le donne (54%) a voler eliminare un ricordo rispetto agli uomini (46%), che in certi casi si accontentano di una correzione in corso d’opera.