Fatturazione a 28 giorni: Agcom multa TIM, Vodafone, Wind e Fastweb


Inflitta la sanzione massima prevista per legge ma il Codacons attacca: “Multa giusta ma ridicola per l’importo”

Gli operatori telefonici, grazie alla fatturazione a 28 giorni, hanno incassato in due anni circa 2 miliardi di euro

TIM, Vodafone, Wind Tre e Fastweb sono state multata dall’Agcom per non aver rispettato la delibera dell’Autorità sulla discussa fatturazione a 28 giorni. La decisione è stata presa dal Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, presieduto da Angelo Marcello Cardani, che ha deliberato su proposta del relatore Francesco Posteraro di irrogare alle compagnie telefoniche la sanzione massima prevista dalla legge per la mancata osservanza della propria delibera in materia di cadenza di rinnovo delle offerte e di fatturazione dei servizi, relativamente alla telefonia fissa e alle offerte convergenti fisso-mobile. L’Agcom, si legge in una nota, “ha nel contempo emanato apposite linee guida concernenti la propria attività di vigilanza dell’attuazione, da parte degli operatori, delle disposizioni, recate nella suddetta materia, dal decreto legge n.148 del 2017”.

Sulla vicenda è intervenuto anche il Codacons che definisce la multa “giusta nelle intenzioni, perché ribadisce l’assoluta illegittimità dell’operato dei gestori telefonici, ma ‘ridicola’ nella sua entità, perché per nulla proporzionata ai ricavi raccolti dalle aziende della telefonia grazie alla fatturazione a 28 giorni”.

Per il presidente dell’associazione dei consumatori Carlo Rienzi la sanzione da 1,16 milioni di euro “fa appena il solletico alle società telefoniche”.

“Questo perché gli operatori, grazie alla fatturazione a 28 giorni, hanno incassato in due anni circa 2 miliardi di euro, ricevendo una sanzione da appena 1,16 milioni di euro che con scalfisce minimamente i loro conti. Serve una riforma del settore che dia maggiori poteri all’Agcom e consenta all’Autorità di elevare multe davvero in grado di far danno alle casse dei gestori telefonici, perché altrimenti le grandi società avranno tutto l’interesse ad adottare comportamenti illeciti, consapevoli che la punizione che riceveranno sarà sempre molto blanda” aggiunge.

Il Codacons invita infine gli utenti a ribellarsi, presentando richiesta di rimborso alle compagnie telefoniche e alle pay-tv e chiedendo la restituzione delle maggiori somme pagate. Sul sito dell’associazione è disponibile il modulo per avviare la procedura di rimborso dinanzi ai Corecom regionali.

Adoc: “Sanzioni irrisorie, il problema rimane l’aumento a danno dei consumatori”

Per Adoc le sanzioni sono estremamente basse e non incisive per gli operatori e, ad ogni modo, il vero problema non è la periodicità della fatturazione ma gli aumenti a danno dei consumatori, che rimangono nonostante gli interventi del Governo e dell’Agcom.

“Le sanzioni imposte dall’Agcom hanno fatto il solletico agli operatori, considerando quanto hanno guadagnato con l’introduzione delle tredicesima mensilità” dichiara Roberto Tascini, Presidente dell’Adoc.

“Al di là della sanzioni irrisorie, si continua a guardare il dito e non la luna. Il cambio di fatturazione a 28 giorni operato dalle Telco è stato solo un escamotage per imporre un aumento del canone, mediamente pari all’8,6%. È l’aumento mascherato il vero problema, non la periodicità della fatturazione in sé. Tanto che, nonostante l’imposizione della tariffazione mensile, gli aumenti continueranno a rimanere” aggiunge.

“Doppia beffa per i consumatori che continuano a subire danni e a rimanere intrappolati in un mercato non concorrenziale, dove tutti gli operatori applicano la stessa tipologia di fatturazione. L’unica arma a disposizione del consumatore, che non è pigro né disattento, quando subisce una modifica unilaterale del contratto, è esercitare il diritto di recesso per passare ad un altro operatore. Ma se tutti gli operatori hanno provveduto ad aumentare i costi del servizio, mascherandoli dietro al cambio di fatturazione, quest’arma è spuntata, per non dire inutile” prosegue Tascini.

“Si sarebbe dovuto sancire il principio dell’invarianza di spesa per il consumatore a fronte di ogni modifica della tempistica di fatturazione, per tutti i servizi. Un cambio di fatturazione dovrebbe, infatti, essere necessariamente basato su una riproporzione delle precedenti condizioni economiche, il consumatore non deve subire variazioni dei costi sostenuti. Altrimenti, come in questo caso, stiamo parlando di un aumento nascosto. E non vorremmo che, a seguito del ritorno alla tariffazione mensile, gli operatori si sentano legittimati a imporre nuovi aumenti, giustificandoli come nuovi costi legati al cambio di fatturazione” afferma ancora il presidente Adoc.

Per l’associazione occorre anche prevedere nuovi ingressi di operatori nel mercato e dotare di maggiori responsabilità l’Agcom. “Il fatto che il mercato delle telecomunicazioni sia in mano a poche aziende rende estremamente complicato per il consumatore cambiare operatore ed estremamente facile per questi ultimi porre in essere una sorta di “cartello” e godere di rendite di posizione – continua Tascini – crediamo sia necessario allargare ulteriormente la platea di operatori nel mercato, al fine di stimolare la concorrenza e favorire i consumatori”.

“L’AGCOM, inoltre, non solo deve poter sanzionare in modo più incisivo gli operatori ma deve poter intervenire prima che gli stessi mettano in atto comportamenti penalizzanti i consumatori. Ad esempio sarebbe opportuno che l’Autorità possa esprimere un parere vincolante prima dell’applicazione delle modifiche unilaterali del contratto da parte degli operatori, in modo da bloccare sul nascere ogni danno a carico degli utenti. Altrimenti ci troviamo come nella situazione attuale, con i consumatori danneggiati e intrappolati. E con il rischio che gli aumenti escano dalla porta e rientrino dalla finestra”.

“Occorre poi allargare la platea di operatori nel mercato, al fine di stimolare la concorrenza e favorire i consumatori. Il fatto che il mercato delle telecomunicazioni sia in mano a poche aziende rende estremamente complicato per il consumatore cambiare operatore ed estremamente facile per questi ultimi porre in essere una sorta di “cartello” e godere di rendite di posizione” conclude.