Un utente su tre di Internet è un minore: troppi pericoli in Rete


Lo denuncia l’ultimo rapporto UNICEF: il 90% degli URL con contenuti pedopornografici sono localizzati in Canada, Francia, Olanda, Federazione russa e Stati Uniti

i rischi di internet per i minori dalla pedopornografia al cyberbullismo nell'ultimo rapporto unicef
Su Internet il numero di immagini di bambini dagli 11 ai 15 anni è in aumento. Con lo smartphone alcuni adolescenti inviano 4000 messaggi al mese (foto UNICEF)

ROMA – Nonostante la massiccia presenza di bambini online (1 utente di Internet su 3 nel mondo è un minore) è stato fatto troppo poco per proteggerli dai pericoli del mondo digitale e per aumentare il loro accesso a contenuti sicuri.

È quanto afferma l’UNICEF nel suo rapporto annuale “La condizione dell’infanzia nel mondo 2017: Figli dell’era digitale”. Secondo lo studio nel 2016, 57.335 URL contenevano materiale pedopornografico. Di questi, il 60% era ospitato su server in Europa e il 37% in Nord America.

Il 53% dei minori abusati e sfruttati per produrre questi contenuti hanno 10 anni o meno. Il numero di immagini di bambini dagli 11 ai 15 anni è in aumento: dal 30% nel 2015 al 45% nel 2016.

Il Rapporto contiene anche un sondaggio realizzato tra i giovani (13-24 anni) di 26 Paesi, con 63.000 risposte ottenute.

Alla domanda “cosa non ti piace di internet”? il 23% ha risposto: “La violenza”. Le ragazze tendono a essere più turbate dagli episodi di violenza (27% contro il 20% dei ragazzi); il 33% ha risposto “I contenuti pornografici indesiderati”. Segnalato in ugual modo dalle ragazze (32%) e dai ragazzi (33%).

Alla domanda “cosa ti piace di internet”? Il 40% ha risposto “Imparare nuove cose per la scuola o la salute”; il 24% ha risposto “Acquisire competenze che non posso imparare a scuola”.

Alla domanda “come hai imparato ad utilizzare internet”? Il 42% ha risposto di aver imparato da solo. Il 39% ha risposto di aver imparato da amici o fratelli, prevalentemente tra i giovani che vivono in Paesi a basso reddito.

Il Rapporto presenta la prima analisi completa sui diversi modi in cui la tecnologia digitale sta interessando le vite dei bambini e le loro condizioni di vita, identificandone sia i pericoli sia le opportunità. Sostiene che i governi e il settore privato non sono stati al passo con i cambiamenti, esponendo i minori a nuovi rischi e pericoli e lasciando milioni di bambini più svantaggiati indietro.

“Nel bene e nel male, la tecnologia digitale è attualmente una realtà irreversibile delle nostre vite”, ha dichiarato il direttore generale dell’UNICEF Anthony Lake. “In un mondo digitale, la nostra sfida è duplice: ridurre i danni, massimizzando allo stesso tempo i benefici del web per ogni bambino” ha aggiunto.

Il rapporto analizza i benefici che la tecnologia digitale può offrire ai bambini più svantaggiati, anche di coloro che crescono in povertà o che sono colpiti da emergenze umanitarie. Questi includono: aumentare il loro accesso alle informazioni, sviluppare competenze per il settore lavorativo digitale e offrire loro una piattaforma per connettersi e comunicare le loro opinioni.

Ma il rapporto rivela che milioni di bambini stanno perdendo questa occasione: circa un terzo dei giovani del mondo, 346 milioni, non sono online, aggravando le disuguaglianze e riducendo la capacità dei bambini di partecipare a un’economia sempre più digitale.

Il rapporto analizza inoltre come Internet aumenti la vulnerabilità dei bambini ai rischi e ai pericoli, fra cui l’uso improprio delle loro informazioni private, l’accesso a contenuti dannosi e il cyberbullismo. La presenza diffusa dei dispositivi mobili, come fa notare il rapporto, ha reso l’accesso al web per molti bambini meno controllato e potenzialmente più pericoloso.

Reti digitali come il web sommerso e le criptovalute stanno permettendo le peggiori forme di sfruttamento e abusi, fra cui la tratta e l’abuso sessuale di bambini online ‘su richiesta’.

Il rapporto presenta un’analisi e dati attuali sull’utilizzo che i bambini fanno del web e l’impatto della tecnologia digitale sul benessere dei bambini, analizzando il dibattito sempre più acceso sulla “dipendenza” digitale e sui possibili effetti del tempo passato davanti allo schermo sullo sviluppo del cervello.

Sempre secondo il rapporto UNICEF i giovani rappresentano il gruppo di età più connesso. Nel mondo, il 71% di loro è online, comparato al 48% della popolazione totale. I giovani africani sono i meno connessi, con circa 3 giovani su 5 offline, comparati a solo 1 su 25 in Europa. Circa il 56% di tutti i siti web sono in inglese e molti bambini non possono trovare contenuti che comprendono o che siano culturalmente rilevanti.

Esiste anche un divario di genere. A livello globale, nel 2017 ha usato internet il 12% in più degli uomini rispetto alle donne. In India, meno di un terzo degli utenti di internet sono donne.

Secondo il rapporto, solo un’azione collettiva – da parte dei governi, del settore privato, delle organizzazioni per i bambini, del mondo accademico, delle famiglie e degli stessi bambini – può rendere lo spazio digitale maggiormente accessibile e sicuro per i bambini.

Le raccomandazioni pratiche per aiutare a indirizzare le politiche e renderle più efficaci e per delle pratiche commerciali più responsabili che vadano a beneficio dei bambini includono:

  • fornire a tutti i bambini un accesso a costi contenuti a risorse online di alta qualità;
  • proteggere i bambini dai pericoli online fra cui abusi, sfruttamento, tratta, cyberbullismo ed esposizione a materiali non adatti;
  • salvaguardare la privacy dei bambini e le identità online;
  • insegnare l’alfabetizzazione digitale per tenere i bambini informati, attivi e al sicuro online; sfruttare il potere del settore privato per migliorare le pratiche e gli standard etici per proteggere e andare a beneficio dei bambini online;
  • porre i bambini al centro delle politiche per il digitale.

“Internet è stato progettato per gli adulti, ma è sempre più utilizzato dai bambini e dai giovani e le tecnologie digitali coinvolgono sempre più le loro vite e il loro futuro. Dunque le politiche, le pratiche e i prodotti digitali dovrebbero riflettere meglio i bisogni dei bambini, le loro prospettive e le loro voci”, ha concluso Lake.