Quote pesce spada: nuovi tagli in vista per la nostra flotta


Dal 2018 possibile sforbiciata del 3% di quote pesce spada. Federcoopesca chiede al Governo la linea dura contro il nuovo giro di vite europeo

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In precedenza il decreto intervenuto dopo la lite tra Italia e UE sulle quote

ROMA – “Per i pescatori italiani di pesce spada a San Silvestro ci sarà poco da brindare. Con l’inizio del nuovo anno, infatti, vedranno ridursi di un ulteriore 3% la quota di pesca per il pesce spada, fissata attualmente a 3.736 tonnellate, in virtù di un piano pluriennale di ricostituzione dello stock”. Così Federcoopesca-Confcoperative alla vigilia della riunione del Consiglio dei ministri europeo chiamato ad esprimersi, l’11 e il 12 dicembre, sulle possibilità di pesca delle flotte comunitarie nel 2018, tra cui le quote per il pesce spada, introdotte per la prima volta lo scorso anno.

“Il quantitativo assegnato dall’Ue al nostro paese – afferma Federcoopesca – è al di sotto di quanto tradizionalmente pescato dalla nostra flotta, la più importante per la pesca al pesce spada nel Mediterraneo”.

Secondo l’associazione una ulteriore contrazione dei quantitativi massimi di cattura non è sostenibile. “Per questo chiediamo all’Italia di adottare una linea dura e votare contro la proposta del Consiglio europeo. Una scelta perfettamente in linea con il ricorso alla Corte di giustizia Ue che il Governo italiano ha presentato nei mesi scorsi per impugnare il quantitativo assegnato al nostro paese nel 2017 e che con il nuovo anno vedrà ridursi ulteriormente”. E sempre sulla pesca dello spada, segnala l’associazione, l’Unione europea ha adottato un regolamento che non recepisce le raccomandazioni più recenti della Commissione consultiva per i grandi pelagici (Iccat) in fatto di taglia minima e calendario di pesca per il pesce spada, di fatto prevedendo misure di gestione meno rigide rispetto a quelle già esistenti.

Per Federcoopesca “è un passo indietro della Commissione europea sulla strada della pesca sostenibile”. Quello che preoccupa l’associazione è la gran confusione che tutto ciò genererà nei nostri pescatori e nelle Autorità di gestione e controllo. “Visto che si tratta di un regolamento adottato con procedura di co-decisione, occorrerà tempo per ristabilire ordine, a meno che la Commissione non decida di intervenire con un proprio atto delegato, la cui gestazione richiederà però sessanta giorni di tempo prima che entri in vigore, non facendo così in tempo prima dell’inizio del nuovo anno. Federcoopesca chiede che “venga fatta chiarezza perché gli operatori hanno bisogno di regole chiare e certe, nell’interesse delle imprese, dei lavoratori e della tutela delle risorse ittiche”.

Il nuovo regolamento di fatto riporta la taglia minima dai 100 centimetri previsti dall’Iccat a 90 centimetri. Si potranno, quindi, pescare esemplari più piccoli. Per quanto riguarda il calendario, le “nuove”, per così dire, disposizioni adottate dall’Europa vietano la pesca in due periodi differenti (1-31 marzo e dal 1 ottobre al 30 novembre) invece che un unico stop di tre mesi. “Tutto ciò poteva essere evitato con un po’ più di attenzione da parte di Bruxelles, contribuendo così a ridurre le distanze fra i territori, le marinerie e l’Eurocrazia” conclude Federcoopesca.