Dossier immigrazione: nei nostri campi lavorano 345mila stranieri


Sono un quarto del totale degli impiegati nel comparto agricolo: i più rappresentati sono i rumeni

stranieri lavoro campi agricoltura immigrati caporalato
Sono 119.8398 i lavoratori stranieri di nazionalità rumena

ROMA – In agricoltura trovano occupazione regolarmente 345mila stranieri provenienti da ben 157 Paesi diversi che con 29.437.059 di giornate rappresentano ben un quarto del totale del lavoro necessario nelle campagne italiane. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti che ha collaborato al nuovo Dossier statistico immigrazione.

La nazionalità di gran lunga più rappresentata è quella rumena, con 119.8398 lavoratori, che precedono gli indiani, con 31.600 occupati, impegnati soprattutto nelle attività di allevamento. Al terzo posto ci sono i marocchini con 31.042, che precedono albanesi (29.752), polacchi (16.551), bulgari (12.762), tunisini (12.761) e slovacchi (8.308). Il 50,4% degli stranieri occupati in agricoltura si concentra in 15 province, quelle che di fatto registrano i numeri più alti di lavoratori stranieri: Bolzano (6,1%), Foggia (6,0%), Verona (5,0%), Trento (4,4%), Latina (4,1%), Cuneo (3,7%), Ragusa (3,7%), Cosenza (2,6%), Salerno (2,5%), Ravenna (2,4%), Bari (2,1%), Ferrara (2,0%), Forlì-Cesena (2,0%), Brescia (2,0%), Reggio Calabria (1,8%).

Sono molti i “distretti agricoli” dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte fino agli allevamenti da latte in Lombardia dove a svolgere l’attività di bergamini sono soprattutto gli indiani mentre i macedoni sono coinvolti principalmente nella pastorizia.

“I lavoratori stranieri – conclude la Coldiretti – contribuiscono in modo strutturale e determinante all’economia agricola del Paese e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del made in Italy alimentare nel mondo su un territorio dove va assicurata la legalità per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro e gettano una ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell’attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale”.