No all’ampliamento di Biopig a Schivenoglia: esulta il Movimento animalista


Al referendum vincono i contrari al maxi allevamento di suini nella Pianura Padana

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Il progetto prevedeva la realizzazione di un maxi allevamento con 20mila capi suini

MANTOVA – “Una battaglia vinta, grazie alla sensibilità dei cittadini e all’impegno dei dirigenti locali del Movimento animalista”. Così la presidente nazionale, on. Michela Brambilla, commenta l’affermazione del No nel referendum che si è tenuto a Schivenoglia, nel Mantovano, sull’insediamento nel territorio comunale di un maxiallevamento di suini della Biopig (da oltre 20 mila capi). Una battaglia portata avanti inizialmente dal Comitato aria pulita G.A.E.T.A e che con il passare del tempo ha trovato sempre più adesioni.

“Era assurdo – osserva l’ex Ministra – prendere in considerazione un impianto del genere, come ha fatto l’amministrazione comunale, su un territorio che conta poco più di mille abitanti umani e già otto mila maiali allevati. Coerentemente con il nostro programma, noi del Movimento animalista continueremo ovunque a batterci contro l’insediamento di questi ‘mostri’, veri templi della sofferenza animale, ad altissimo potenziale inquinante”.

“Quella contro l’allevamento Biopig è una grandissima vittoria, per cui dobbiamo festeggiare”, ha commentato Elena Arcese, responsabile locale del Movimento animalista. “Dopo mesi di battaglie e assemblee pubbliche siamo finalmente riusciti a scongiurare l’apertura di un maxiallevamento di maiali con annesso impianto inquinante a biogas per la produzione elettrica”.

“Il tutto in una zona come la Pianura Padana che è fra le regioni più inquinate d’Europa non solo per il traffico veicolare ma anche per gli allevamenti intensivi di cui il Mantovano è pieno. I produttori di carne si rassegnino: la sensibilità dei cittadini sui temi del benessere animale e dell’inquinamento migliora ogni giorno di più” aggiunge.

Il referendum riguardava, indirettamente, anche l’ex latteria di Schivenoglia. Infatti Biopig aveva concordato con l’amministrazione che, se il progetto fosse andato in porto, l’azienda si sarebbe occupata dell’acquisizione e bonifica del sito, dove si trovano circa 1.500 maiali. Allevamento che Arcese non esita a definire “lager” e per il quale ha chiesto e ottenuto anche controlli da parte dell’Asl e delle forze dell’ordine.