Operazione “Survivors” a Ragusa: in manette 15 affiliati alla Stidda


Eseguite 15 ordinanze di custodia cautelare e sigilli a un’azienda per imballaggi

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La Stidda è un’organizzazione criminale di tipo mafioso che opera prevalentemente nei comuni della provincia ragusana di Vittoria e Comiso

RAGUSA – “Siamo della famiglia devi consegnarci 5mila euro”. “Belle cose hai qui…cose che prendono fuoco…lui è impallidito e mi ha chiesto chi ti manda? Io gli ho dato un ceffone appena mi ha chiesto il nome”. “Paga e svelto, 4 o 5 mila euro…con quattro se ne esce…se non ha capito, ora lo ammazziamo”.

Utilizzava queste ed altre più o meno velate forme di intimidazione il gruppo criminale colpito oggi con 15 ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite dagli uomini della Squadra mobile di Ragusa in collaborazione con i Carabinieri del Nucleo investigativo.

Gli arrestati appartengono alla Stidda, organizzazione criminale di tipo mafioso che opera prevalentemente nei comuni della provincia ragusana di Vittoria e Comiso.

Dalle indagini, coordinate e dirette dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania, è emerso che il gruppo criminale si interessava soprattutto di estorsioni, commesse in particolare ai danni di commercianti ortofrutticoli e di altre imprese dell’indotto connesso al mercato di Vittoria, senza però disdegnare aziende operanti in altri settori economici. L’attività investigativa è stata denominata “Survivors” (in inglese “sopravvissuti”), perché i criminali interessati dalle ordinanze avevano sostituito altri appartenenti alla Stidda già arrestati in precedenza.

L’associazione criminale disponeva inoltre di un arsenale di armi che recentemente sono state rivenute e sequestrate dalla Squadra mobile ragusana.

L’indagine è stata integrata dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che hanno descritto le attività del gruppo criminale e integrato le informazioni acquisite dagli investigatori.

Le dichiarazioni hanno avuto riscontri positivi grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali, e alle riprese video effettuate dagli investigatori che hanno documentato frequentazioni, incontri e riunioni tra gli associati.

Il modus operandi dei criminali era quello tipico mafioso, caratterizzato dall’assenza di condotte violente e minacce troppo palesi, ma che faceva invece leva sulla paura e l’intimidazione generata dal riconosciuto carisma criminale del gruppo, fortemente radicato sul territorio.

Era quindi sufficiente richiedere un regalo per la “famiglia” o per i “familiari” detenuti in carcere, per scatenare il panico nella vittima e ottenere il pizzo.

Nell’ambito dell’operazione è stata sequestrata un’azienda per imballaggi creata con i proventi delle attività illecite e nella disponibilità di alcuni degli arrestati, anche se fittiziamente intestata a dei loro parenti; i locali dell’azienda erano utilizzati anche come quartier generale, per le riunioni e la pianificazione delle attività criminali.

Oltre all’azienda sono stati sequestrate due serre di circa 20mila metri quadri, per un valore stimato di circa 50mila euro.