Il popolo dei Terroni in estate ritorna alle origini


Terroni alla riscossa e il Sud, d’estate, diventa affollato dai figli di una terra di emigrati nostrani.

È gente del sud che ritorna nel suo paese per ritrovare i luoghi “sacri” d’appartenenza. Sono loro che da turisti fanno alzare il picco delle presenze nei luoghi estivi, anche non balneari d’eccellenza.

Siamo nel periodo in cui il solleone fa una parabola che rispecchia l’alto godimento degli ultimi giorni vacanzieri. Ed agosto raccoglie gli sgoccioli transitori che vanno goduti minuto per minuto. Dopodiché, si ricominciano i soliti ritmi, la solita vita.

La gente del Sud non rinuncia a ritornare nei loro luoghi nativi, questa è la loro forza: l’appartenenza. Odori e profumi restano scolpiti nella mente. Da quando si è costretti a partire dal paesello nulla o nessuno li può cancellare, neppure il più atroce supplizio. La famiglia poi diventa un legame che in altri luoghi non ha significato, al sud invece, è consolidato da sentimenti eterni inchiodati da incisi inviolabili. Legami che fanno tornare indietro nel tempo, che riesce a tramutare uno strano umore in una dolce giornata di ricordi passati nella spensieratezza. Nei piccoli paesi, al sud, si nota un’aria allegra d’estate. La gente gioisce nel sentirsi accanto la vita, quella che ha dovuto tagliare, le catene parenterali per emigrare forzatamente da un sud “misero”, incompreso e violentato. Ma altrimenti ricco di sole…che non basta!

Ma qui u pilu non c’entra!! Viva “ a Panza”si proclama! appena si mette piede in terra sacra: meridione d’Italia. Inviti e convivi sono all’ordine del giorno non basterebbero mesi per smaltire l’eccesso di grascia accumulato in poche settimane. Piatti di Mammà che come una freccia s’innescano a far gioire i sensi affievoliti, “stuprati”, forse, da polenta e cotechini.

Amara terra mia cantava Domenico Modugno, “cieli infiniti e volti come pietra, mani incallite ormai senza speranza, addio, addio amore io vado via…” lui già nelle sue canzoni intendeva parlare ai posteri di una terra abbandonata. Tempo ne è passato, ad oggi non è cambiato nulla. Ma i volti tornano sempre a respirare “aria di casa mia”, si cercano e soprattutto si danno appuntamento e si sposano anche d’estate con il loro rito, dove la festa popolare, tra centinaia di invitati, la fa da padrona tra canti e balli e un menestrello invecchiato che ancora sotto il balcone intona la serenata.

Da tutto il mondo ritornano nei loro paesi di appartenenza. I piccoli centri si riempiono e come per magia: le strade affollate di bimbi, i negozianti sorridenti per i loro introiti, le famiglie scoppiano di gioia e il parroco felice per i numerosi matrimoni e le offerte in sacrestia. Aria di festa. Tutti felici e contenti. Il popolo dei Terroni baciato dal sole ha un ascendente mediterraneo che ha dato vita a gente che riesce a tenere salde le tradizioni e la magia dei luoghi d’appartenenza rievoca ogni anno grandi emozioni e una strana voglia di ritornare…e, portare via un pezzo di pane o formaggio per poterne anche solo annusarli e far riaffiorare le memorie che servono ai portatori sani di legami, alla propria terra.

Ada cosco