Lotta alla povertà: in Cdm via libera al Reddito di Inclusione


Ecco come funziona la nuova misura che entrerà in vigore dal 1° Gennaio 2018

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Reddito di Inclusione nuovo obiettivo per contrastare la povertà in Italia: basterà?

ROMA – Per contrastare la povertà dal prossimo Gennaio arriva il Reddito di Inclusione (ReI) che ha ottenuto oggi il via libera definitivo da parte del Consiglio dei Ministri.

A Palazzo Chigi è arrivata l’approvazione definitiva della proposta del Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, tradotta in un decreto legislativo di attuazione della legge sul contrasto della povertà, il riordino delle prestazioni di natura assistenziale e il rafforzamento del sistema degli interventi e dei servizi sociali (legge 15 marzo 2017, n. 33).

Il decreto introduce, a decorrere dal 1° gennaio 2018, il Reddito di inclusione (ReI), quale misura unica a livello nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale.

“Il ReI è una misura a vocazione universale, condizionata alla prova dei mezzi e all’adesione a un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa finalizzato all’affrancamento dalla condizione di povertà. Viene riconosciuto ai nuclei familiari che rispondano a determinati requisiti relativi alla situazione economica” spiega il Governo in una nota.

Reddito di Inclusione: chi ne ha diritto

Il nucleo familiare del richiedente dovrà avere un valore dell’ISEE, in corso di validità, non superiore a 6.000 euro e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20.000 euro. In prima applicazione sono prioritariamente ammessi al ReI i nuclei con figli minorenni o disabili, donne in stato di gravidanza o disoccupati ultra cinquantacinquenni.

Fermo restando il possesso dei requisiti economici, il ReI è compatibile con lo svolgimento di un’attività lavorativa. Viceversa, non è compatibile con la contemporanea fruizione, da parte di qualsiasi componente il nucleo familiare, della NASpI o di altro ammortizzatore sociale per la disoccupazione involontaria.

Come funziona il Reddito di Inclusione

Il ReI è articolato in due componenti: in primis un beneficio economico erogato su dodici mensilità, con un importo che andrà da circa 190 euro mensili per una persona sola, fino a quasi 490 euro per un nucleo con 5 o più componenti.

L’altro aspetto riguarda una componente di servizi alla persona identificata, in esito ad una valutazione del bisogno del nucleo familiare che terrà conto, tra l’altro, della situazione lavorativa e del profilo di occupabilità, dell’educazione, istruzione e formazione, della condizione abitativa e delle reti familiari, di prossimità e sociali della persona e servirà a dar vita a un “progetto personalizzato” volto al superamento della condizione di povertà.

Tale progetto indicherà gli obiettivi generali e i risultati specifici da raggiungere nel percorso diretto all’inserimento o reinserimento lavorativo e all’inclusione sociale, nonché i sostegni, in termini di specifici interventi e servizi, di cui il nucleo necessita, oltre al beneficio economico connesso al ReI e, infine, gli impegni a svolgere specifiche attività, a cui il beneficio economico è condizionato, da parte dei componenti il nucleo familiare.

Il ReI sarà concesso per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi e sarà necessario che trascorrano almeno 6 mesi dall’ultima erogazione prima di poterlo richiedere nuovamente.

Come si richiede il ReI

Al ReI si accederà attraverso una dichiarazione a fini ISEE “precompilata”. È un’importante innovazione di sistema, che caratterizzerà l’accesso a tutte le prestazioni sociali agevolate migliorando la fedeltà delle dichiarazioni da un lato e semplificando gli adempimenti per i cittadini dall’altro. Il decreto disciplina anche le possibili espansioni del ReI, in termini di graduale incremento del beneficio e dei beneficiari. In presenza di maggiori risorse o di risparmi strutturali, l’estensione della misura potrà essere realizzata mediante l’adozione di un Piano nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, da adottarsi con decreto del Presidente del Consiglio.

Il decreto istituisce inoltre la Rete della protezione e dell’inclusione sociale, presieduta dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali e composta da rappresentanti dei diversi livelli di governo. È una struttura permanente di confronto e programmazione delle politiche sociali, nonché di coinvolgimento nelle decisioni programmatiche del terzo settore, delle parti sociali e degli altri stakeholder. La Rete si articola in tavoli regionali e territoriali e ha l’obiettivo di rendere più omogeneo il sistema superando le attuali sperequazioni territoriali.

Per agevolare l’attuazione del Reddito di inclusione, il decreto prevede l’istituzione del Comitato per la lotta alla povertà, quale organismo di confronto permanente tra i diversi livelli di governo e specifica articolazione tecnica della Rete e l’istituzione dell’Osservatorio sulle povertà quale gruppo di lavoro permanente, con il compito di predisporre un Rapporto biennale sulla povertà, in cui sono formulate analisi e proposte in materia di contrasto alla povertà, di promuovere l’attuazione del ReI, evidenziando eventuali problematiche riscontrate, anche a livello territoriale, e di esprimere il proprio parere sul Rapporto annuale di monitoraggio sull’attuazione del ReI.

Le reazioni: Codacons poco soddisfatto

Critico il Codacons nei confronti del Reddito di Inclusione, approvato definitivamente dal Consiglio dei Ministri. Nonostante gli annunci fragorosi del Governo, infatti, per l’associazione dei consumatori il nuovo strumento rappresenta nulla più di un’estensione del precedente Sostegno all’inclusione attiva.

“Un miglioramento si registra, certo: ma nella sostanza, le cose non cambiano. Basta fare due conti per capirlo. La misura si rivolge a una platea di 400 mila famiglie, pari a circa 1,8 milioni di persone. Siamo ben al di sotto del totale di quelle che versano in condizioni di povertà assoluta: senza parlare dei “poveri relativi” (2 milioni 734mila famiglie, e 8 milioni 465mila individui ), che a questo genere di strumento non possono affatto ambire. Una famiglia su 4, all’incirca, ne trarrà giovamento: poco, troppo poco” afferma il Codacons.

“Non si tratta affatto di una misura universale, come sarebbe necessario, nonostante quello che si affannano a ripetere alcuni autorevoli commentatori, non fosse altro che per lo stanziamento (assolutamente insufficiente) messo in campo. L’intero provvedimento dovrebbe costare 1,7 miliardi l’anno, destinati a crescere ad almeno 2 miliardi annui: ne servirebbero invece 7, secondo l’Alleanza contro la povertà, per intervenire concretamente nei confronti di tutte le famiglie in povertà assoluta. Ma ovviamente su questo punto il Governo non ha fornito alcuna garanzia” aggiunge il Codacons.

Per l’associazione, era doveroso intervenire su un tema così importante ma questa soluzione non risolverà affatto il dramma della povertà in Italia. “Dovremmo accontentarci di un altro piccolo passo, come dicono alcuni? Quando è in gioco la sopravvivenza, purtroppo, i piccoli passi servono a poco. O a niente” conclude il Codacons.