Omicidio Regeni, bufera sul Governo dopo le rivelazioni del NY Times


L’amministrazione Obama avrebbe fornito al nostro esecutivo prove della responsabilità degli 007 egiziani

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Amnesty International chiede da più di un anno la verità sull’uccisione del ricercatore

ROMA – Le rivelazioni del New York Times sulla morte di Giulio Regeni agitano il Governo italiano e scatenano la reazione delle opposizioni. Secondo il quotidiano statunitense l’esecutivo all’epoca guidato da Matteo Renzi avrebbe ricevuto prove mai diffuse del rapimento, delle torture e dell’uccisione del giovane ricercatore da parte dei servizi segreti egiziani. Il corpo senza vita di Regeni, che sparì il 25 Gennaio 2016 fu ritrovato alcuni giorni dopo, il 3 Febbraio, in un fosso lungo l’autostrada alla periferia del Cairo.

Secondo una fonte citata dal New York Times, un funzionario della Casa Bianca, l’amministrazione statunitense guidata all’epoca da Barack Obama raccolse prove del coinvolgimento dei servizi segreti egiziani nella sparizione e nell’omicidio del ricercatore italiano.

Delle prove sarebbe stato immediatamente avvertito anche il Governo Renzi. Palazzo Chigi si è difeso spiegando che nei numerosi contatti intercorsi con gli Stati Uniti non sarebbero mai emerse prove evidenti della responsabilità degli 007 del Cairo per la morte di Regeni.

Le rivelazioni arrivano poche ore dopo che il Ministro degli Esteri, Angelino Alfano, su incarico del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha inviato nuovamente in Egitto l’ambasciatore Giampaolo Cantini.

La scelta non è piaciuta alla famiglia del ricercatore e neppure ad Amnesty International, che da mesi chiede la verità sull’omicidio.

“Il ritorno dell’ambasciatore in Egitto è una decisione grave. L’Italia rinuncia all’unico strumento di pressione per ottenere verità nel caso di Giulio Regeni di cui l’Italia finora disponeva” ha affermato in una nota Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Sezione Italiana.

“Ora tocca al Governo dimostrare che questa mossa temeraria può servire davvero, com’è stato sostenuto, a ottenere ‘verità per Giulio’. E che non si tratta solo di una giustificazione maldestra della scelta di sacrificare i diritti umani sull’altare di altri interessi” ha agigunto.

“La notizia della decisione di rimandare l’ambasciatore italiano in Egitto non cambia la posizione di Amnesty International e delle migliaia di persone che, al fianco della famiglia Regeni, chiedono verità e giustizia. Quel che è certo – ha concluso Marchesi – è che Amnesty rimane al fianco della famiglia Regeni e che la battaglia per la verità per Giulio non si ferma”.

Intervistato da SkyTg24 il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, ha ritenuto “gravissima, se vera, la ricostruzione del New York Times. Se le cose stanno così uno tra Renzi e Obama mente e se fosse Renzi mi aspetterei le dimissioni di qualcuno”.

Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana, rincara la dose: “Se fosse vero il Governo Gentiloni dovrebbe immediatamente dimettersi. Chi invece come Renzi governava all’epoca dovrebbe ritararsi perennemente a vita privata”. “Ci auguriamo che tutti quelli che sanno parlino, finalmente. Altrimenti dovranno farlo davanti alla Commissione d’inchiesta che da tempo chiediamo di istituire” ha detto al Tg5.

Il Movimento 5 stelle ha chiesto invece l’immediata convocazione del segretario del Pd, Matteo Renzi, da parte del Copasir.

Infine Giuseppe Civati, fondatore e segretario di Possibile, chiede al Governo un’informativa al Parlamento.