Ragusa, indagati 15 volontari dei Vigili del fuoco: appiccavano incendi per riscuotere l’indennità


Sono accusati di truffa: ai domiciliari il capo del gruppo di ausiliari

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L’arresto del capo del gruppo di ausiliari (foto Polizia di Stato)

RAGUSA – Nell’Italia che continua a bruciare si scopre che ad appiccare gli incendi, almeno nel Ragusano, erano addirittura Vigili del fuoco volontari.

Ad essere coinvolta un’intera squadra, composta da 15 volontari, che secondo quanto scoperto dagli agenti della Squadra Mobile appiccavano incendi simulando richieste di soccorso al 115 per percepire i soldi statali. Tutto per un’indennità di 10 euro l’ora.

I 15 ausiliari, che ora sono indagati dalla Procura di Ragusa per truffa e alcuni anche per incendio doloso, erano in servizio nel distaccamento di Santa Croce Camerina.

Ad accorgersi che qualcosa non andava, visto l’elevato numero di interventi in quest’area, e a far partire una segnalazione alla Polizia è stato proprio il Comando provinciale dei Vigili del fuoco della città siciliana.

L’operazione è stata denominata “Efesto” come il dio del fuoco del pantheon dell’antica Grecia. In particolare le tecniche scoperte dalla Squadra mobile erano di tre tipi; la prima, quella più grave, era di appiccare incendi e ritornare all’interno del comando ed aspettare la chiamata; la seconda era quella di far chiamare, da amici e parenti il centralino del 115 e far segnalare incendi inesistenti o animali vaganti sulla carreggiata; in altri casi le chiamate per gli interventi venivano effettuate dai componenti stessi della squadra.

Che la situazione non fosse chiara se ne erano accorti subito i Vigili del fuoco della centrale operativa che avevano notato alcune anomalie rispetto ai pagamenti degli interventi. I Vigili volontari, infatti, pur assicurando turni di presenza in caserma, vengono pagati solo se effettuano interventi.

Nella gestione dei registri degli interventi il personale dei Vigili del fuoco si era accorto che alcuni volontari, tutti appartenenti alla stessa squadra, avevano effettuato il triplo degli interventi rispetto a quelli appartenenti alle altre squadre.

All’interno del gruppo dei volontari poi erano stati raccolti malumori e voci circa la volontà di alcuni di andare a lavorare per le squadra che effettuava più interventi.

A questo punto sono iniziate le indagini della Polizia che, attraverso intercettazioni telefoniche e pedinamenti elettronici con i gps istallati sui mezzi in uso ai volontari e sulle loro auto private, hanno ricostruito l’intera vicenda.

L’analisi dei tabulati delle chiamate di intervento ha fatto emergere che a chiamare erano spesso gli stessi volontari con i loro cellulari e, a volte, amici e parenti con numeri differenti o con nomi diversi ma identici numeri dai quali partiva la chiamata.

I Gps istallati in particolare sull’auto del capo squadra lo collocavano sul posto dove venivano appiccati gli incendi pochi minuti prima della chiamata al servizio 115. Anche le intercettazioni ambientali effettuate negli uffici della questura dove gli indagati erano stati convocati per essere interrogati, hanno poi confermato i sospetti degli investigatori: tra loro i volontari discutevano sul fatto che la Polizia sapesse che erano stati loro ad appiccare gli incendi.