Salvataggio banche venete, Commissione UE apre un fascicolo


Aperta una pratica dopo la denuncia del Codacons per aiuti di Stato vietati

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L’associazione accusa il Governo di aiuti di Stato, vietati dalla normativa vigente

BRUXELLES – La Commissione Europea apre un fascicolo sul salvataggio delle banche venete, Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Ne dà notizia il Codacons, che nei giorni scorsi aveva presentato un esposto all’Unione Europea ipotizzando la fattispecie di aiuti di Stato, vietati dalla normativa vigente.

La Direzione Generale per la Concorrenza della Commissione Europea ha comunicato al Codacons di aver preso in carica l’esposto e di aver proceduto all’apertura di una pratica sulle violazioni denunciate dell’associazione.

“Ora – spiega il Codacons – le infrazioni ipotizzate nella nostra denuncia verranno valutate in sede europea, considerato che il salvataggio delle banche venete con soldi pubblici danneggia la concorrenza nel settore bancario”.

Gli aiuti di Stato concessi a favore di due istituti bancari che si trovano nell’attuale situazione di dissesto economico-finanziario a causa della scellerata e truffaldina gestione dei vertici amministrativi e per i quali sono in corso accertamenti presso le competenti autorità penali nazionali, rappresenta una grave violazione della normativa sugli aiuti di stato così come stabilita dal TFUE” scriveva il Codacons nell’esposto inviato nei giorni scorsi alla Commissione UE.

Si noti che, ai sensi dell’articolo 107, paragrafo 1, del TFUE, una misura è considerata aiuto di Stato se è stata concessa da uno Stato membro ovvero mediante risorse statali, se falsa o minaccia di falsare la concorrenza favorendo talune imprese o produzioni e se incide sugli scambi tra Stati membri. Considerando che il mercato dei servizi bancari è aperto nei territori degli Stati membri, l’aiuto a due banche nazionali lede anche gli interessi delle banche di qualsiasi altro Stato Ue. Le due banche usufruiranno degli aiuti e delle garanzie statali concessi a tutela del contratto di cessione alla banca Intesa San Paolo, che, senza di essi, non avrebbe mai aderito alla proposta di diventare cessionaria” prosegue il testo.

In virtù di tali principi si ritiene inoltre che la Commissione avrebbe dovuto, nell’applicare l’art. 107 punto 3 (b), valutare non solo le dichiarazioni dell’Autorità di vigilanza, ma tenere conto anche delle indagini penali in corso relative proprio alla trasparenza delle comunicazioni dei bilanci della banca beneficiaria degli aiuti agli organismi di vigilanza stessa, e nell’attuale fase di verifica dei requisiti che hanno condotto all’autorizzazione sarà necessario lo scambio di informazioni con le autorità giudicanti nazionali” conclude il Codacons nel documento inviato a Bruxelles.