UNICEF al G20 di Amburgo con la rifugiata siriana Muzoon Almellehan,


La Goodwill Ambassador più giovane: “La mancanza di fondi minaccia l’istruzione dei bambini in zone con conflitti e calamità”

ROMA – L’UNICEF, in occasione del vertice del G20 ad Amburgo, ricorda che la mancanza di fondi sta minacciando l’istruzione per milioni di bambini coinvolti in conflitti o disastri. Dei 932 milioni di dollari necessari quest’anno per i suoi programmi per l’istruzione nei paesi in emergenza, l’UNICEF ha ricevuto finora un totale di meno di 115 milioni di dollari di contributi volontari. I fondi sono necessari per fornire ai 9,2 milioni di bambini colpiti da crisi umanitarie accesso a istruzione di base sia formale sia informale.
“Senza l’istruzione, i bambini crescono privati delle conoscenze e delle abilità di cui hanno bisogno per contribuire alla pace e allo sviluppo del loro paese e delle loro economie, aggravando una situazione già disperata per milioni di bambini”, ha dichiarato Muzoon Almellehan, rifugiata siriana, la Goodwill Ambassador dell’UNICEF più giovane e di nomina più recente, parlando da Amburgo, in Germania, dove rappresenta l’UNICEF al vertice del G20. “Per i milioni di bambini che crescono in zone di guerra, le minacce sono ancora più spaventose: non andare a scuola rende i bambini vulnerabili a matrimoni precoci, lavoro minorile e reclutamento da parte delle forze armate”.

Muzoon Almellehan
Muzoon Almellehan

La mancanza di fondi per i programmi per l’istruzione dell’UNICEF in alcuni dei punti più caldi del mondo varia dal 36% in Iraq, al 64% in Siria, 74% in Yemen e 78% nella Repubblica Centrafricana.
Quello di inseguire opportunità formative è stato indicato come uno dei fattori principali che spingono le famiglie e i bambini a fuggire dalle loro case, spesso correndo un grande rischio per le loro vite. Un’indagine realizzata fra bambini rifugiati e migranti in Italia rivela che il 38% di loro ha intrapreso il viaggio verso l’Europa per avere accesso a opportunità formative. Uno studio simile condotto in Grecia ha rilevato che un genitore o tutore su 3 ha dichiarato che cercare un’istruzione per i loro bambini è stata una delle principali ragioni per cui hanno lasciato i loro paesi per dirigersi in Europa.
Per i bambini che hanno subito i traumi della guerra e dello sfollamento, l’istruzione potrebbe essere un salvavita. “Quando sono scappata dalla Siria nel 2013, ero terrorizzata dal fatto che non sarei più potuta tornare a scuola. Ma quando sono arrivata in Giordania e ho realizzato che c’era una scuola nel campo, mi sono sentita sollevata e ho ritrovato la speranza,” ha dichiarato Muzoon. “La scuola offre ai bambini e giovani come me un’ancora di salvezza e l’opportunità di un futuro pacifico e positivo.”

In quanto attivista per l’istruzione e rifugiata siriana, Muzoon si unisce all’UNICEF per parlare a nome dei milioni di bambini sperduti, sradicati, a causa di conflitti e che non stanno andando a scuola. “Invito i leader mondiali a investire nel futuro dei bambini che vivono in emergenza – e, facendo ciò, investire nel futuro del nostro mondo,” ha concluso Muzoon.
L’istruzione è una delle sei azioni chiave che l’UNICEF invita i governi a intraprendere per proteggere i bambini rifugiati come parte della sua “Agenda d’azione”, che chiede la protezione di ogni bambino sperduto, sradicato da guerre, violenza e povertà. L’“Agenda d’azione” richiede ai governi di:

  1. proteggere i bambini rifugiati e migranti, in particolar modo quelli non accompagnati, da sfruttamento e violenza;
  2. porre fine alla detenzione dei bambini richiedenti lo status di rifugiato o migranti, introducendo una serie di alternative pratiche;
  3. tenere unite le famiglie, come migliore modo per proteggere i bambini, e dare loro il riconoscimento di uno status legale;
  4. consentire a tutti i bambini rifugiati e migranti di studiare e dare loro accesso a servizi sanitari e di altro tipo, di qualità;
  5. chiedere di intraprendere azioni sulle cause che spingono a movimenti di massa di migranti e rifugiati;
  6. promuovere misure che combattano xenofobia, discriminazioni e marginalizzazione nei paesi di transito e di destinazione.