Migranti, tensione in Europa: scontro Juncker-Tajani, l’Austria schiera l’esercito


Dibattito infuocato in vista del Consiglio europeo degli Affari Interni

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Il Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani (foto Twitter)

STRASBURGO – L’emergenza migranti, che riguarda soprattutto l’Italia dove gli sbarchi continuano senza sosta, irrompe nello scenario europeo. Il vertice di Parigi tra i ministri dell’Interno di Italia, Francia e Germania e l’accordo sulle misure di sostegno al nostro Paese, da discutere al prossimo Consiglio europeo degli Affari Interni, in programma a Tallin il 6 e 7 luglio, sono stati spazzati via dalle tensioni odierne.

Francia e Spagna si sono dette contrarie alla possibilità di accogliere nei propri porti le navi con a bordo i migranti soccorsi. L’Austria, invece, è pronta a schierare l’esercito al Brennero per bloccare il flusso di migranti dall’Italia. Un provvedimento, quello del governo austriaco, che era stato ipotizzato anche l’anno scorso creando non poche tensioni in ambito europeo.

Secondo il ministro della Difesa austriaco, Hans Peter Doskozil, al Valico potrebbero essere schierati quasi mille militari.

A far comprendere ancora meglio la tensione che si respira in Europa, anche a livello istituzionale, sulla questione migranti è stato anche lo scontro verbale tra il Presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, e il Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani.

A fare da cornice alla diatriba è stata la presenza in Aula del Primo Ministro maltese, Joseph Muscat, per fare il bilancio dei sei mesi di presidenza dell’Unione europea. Al centro dei colloqui, anche il tema dell’immigrazione, con particolare riguardo al ruolo delle ONG nel Mediterraneo centrale e alla situazione in Libia.

Alla plenaria dell’Europarlamento, però, erano presenti solo una trentina di eurodeputati: “Siete ridicoli, il Parlamento europeo non è serio” ha tuonato Juncker.

“Immediata la replica di Tajani, che ha invitato Juncker a moderare i toni: “È la Commissione sotto il controllo del Parlamento e non il contrario” ha detto.

Tajani e Muscat, nel corso di un colloquio privato, hanno poi discusso sull’opportunità di un codice di condotta europeo che dia linee guida in merito alla trasparenza e alle regole d’ingaggio delle ONG che operano nel Mediterraneo. Secondo Tajani è necessario un approccio solidale e regionale anche per regolare gli sbarchi delle operazioni di soccorsi.

Il Presidente dell’Europarlamento e il premier maltese hanno anche concordato sulla necessità di aumentare gli sforzi per stabilizzare la Libia e controllare le frontiere esterne.

Alla fine dell’incontro, Tajani ha dichiarato: “Il governo dei flussi migratori non è un problema solo di pochi Stati legato a una particolare posizione geografica: è un’emergenza europea. Solo attraverso maggiore solidarietà e senso di responsabilità da parte di tutti, potremo dare risposte efficaci ai nostri cittadini su uno dei temi che gli sta più a cuore”.

Tajani ha poi sottolineato che “serve una vera strategia europea, con una politica comune per i rifugiati, la ricollocazione automatica ed equa dei richiedenti asilo e accordi e procedure di rimpatrio più efficaci per gli immigrati irregolari”.

“È necessario agire prima che i migranti rischino la loro vita nel deserto o in mare. Per questo abbiamo bisogno di un piano Marshall con molte più risorse per l’Africa e di lavorare con i Paesi africani per rafforzare il controllo delle frontiere prima del deserto” ha concluso.

Sempre in tema di flussi migratori, come vi avevamo già anticipato nei giorni scorsi, oggi l’Aula di Strasburgo ha approvato con 556 voti favorevoli 79 contrari e 61 astensioni una risoluzione dell’eurodeputato tedesco Jens Geier (S&D).

Nel testo gli eurodeputati sottolineano che i Paesi UE dovrebbero utilizzare i 6,4 miliardi di euro, che saranno restituiti perché non spesi nel 2016, per rispettare gli impegni presi in materia di aiuti ai rifugiati.

Gli eurodeputati si sono detti profondamente preoccupati dalle previsioni imprecise e dei ritardi nella gestione dei fondi UE a livello nazionale, che hanno portato a una significativa perdita di fondi per i Paesi membri pari a 4.889 milioni di euro nel 2016.

Gli Stati membri, secondo la risoluzione, dovrebbero pertanto utilizzare i fondi rimasti dal 2016 “per onorare i propri impegni in relazione alla crisi dei rifugiati, e a far coincidere il contributo dell’Unione con i fondi fiduciari dell’UE e il nuovo Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile”.