L’invisibile business milionario destinato ai carcerati


C’è, ma non si vede. È il business delle mafie che si abbrancano spudoratamente ciò che appartiene per diritto agli allevamenti autoctoni. A discapito degli allevatori che hanno bisogno di cibo, indispensabile in inverno per i loro ruminanti. La paglia, come alimento integrativo e come lettiera nelle stalle.

Ecco che i costi del fieno proveniente dalla mietitura di grano ed orzo, lievitano vertiginosamente, infierendo sul reddito dei poveri allevatori che già a stento arrancano con l’attività agricola. Ma la cosa che stupisce come da qualche lustro a questa parte sia diventato l’oro giallo, introvabile e a peso d’oro. E, spesso viene venduto oltre regione penalizzando i locali.

C’era una volta…

Una volta le stoppie venivano bruciate sui campi dopo aver mietuto i cereali. Anche le spigolatrici che facevano un duro lavoro della raccolta delle spighe che cadevano per terra, si adoperavano a recuperarle affinché nulla andava disperso. Insomma, era la povera gente che con quel poco che riusciva a racimolare ci viveva. Una vita di lavori estremi e buon pasto per gli animali che davano reddito alle aziende di piccole dimensioni, monoreddito e soprattutto a conduzione familiare. I fusti dei cereali a fine maturazione servono, eccome servono; e ora, lo sanno anche coloro che ne stanno facendo terra bruciata attorno. Un vero business che passa inosservato. Dove purtroppo passa un messaggio, una parola d’ordine che percorre i campi che sentono tuonare le mietitrebbie e i non luoghi dove ancora si balbetta baciando la mano, all’onorata società.

L’era del cambiamento

Il nuovo millennio riserva forti novità, oltre al cambiamento agroalimentare che ha un po’ cambiato la gestione delle micro aziende agricole. Ma il fieno è l’alimento per eccellenza dei ruminanti e nel mondo zootecnico è indispensabile. Si crea quindi un circuito di sudditanza: “O mi dai il fieno a fine mietitura oppure l’anno prossimo ti brucio il raccolto”. Si, una schiavitù ben nota a pochi, un potere che si confonde tra le zolle di una stagione calda e il sudore che gocciola dalla fronte alta, pulita e orgogliosa che non può combattere una battaglia più grande di quanto si possa immaginare. Forse perché il mondo dell’agricoltura interessa a nessuno. Non si domandano da dove arriva il cibo che sulla tavola allieta i pasti quotidiani soprattutto a chilometro zero.

Entrano nelle aziende agricole con dei pretesti, spesso molto giovani. A volte hanno un negoziatore, un amico comune che riporta i messaggi. Anche questo mondo così vissuto in estrema condizione, soprattutto per le aziende a conduzione familiare, è penalizzato dalla “legge” mafiosa che ancora impera tra la povera gente, convinta di essere sottomessa e non poter vedere, provarne la libertà.

Ada Cosco