Turtoro di AI, dove c’è business c’è mafia


Sembrerebbe “uno slogan pubblicitario, effettivamente quanto da anni va emergendo,” commenta Paola Turtoro proprio a margine della recente operazione Johnny da parte dell’antimafia di Catanzaro che ha portato in carcere 68 affiliati della Cosca Arena. 500 gli agenti impiegati in questa operazione e centinaia di ore per indagini. Emersa la cosca che controllava a fini di lucro la gestione del centro di accoglienza per migranti di Isola Capo Rizzuto (KR).

La portavoce di Azione Identitaria Calabria Paola Turtoro continua a disquisire sui fatti che mettono ancora una volta in cattiva luce un territorio già provato. “Nella recente operazione antimafia “Johnny”, partita dalla DDA di Catanzaro, è emerso quel mondo parallelo che tutti conoscono ed in pochi hanno il coraggio di ammetterne l’esistenza e che ha, al momento, smantellato un intricatissimo sistema di imprenditoria criminale messo su da una delle più potenti cosche calabresi e che, finalmente, ha messo a nudo anche le non sottovalutabili responsabilità della Chiesa riguardo al traffico di esseri umani che diplomaticamente viene chiamato fenomeno immigratorio.

Che la “piovra” riesca a mettere radici ed uffici laddove la prospettiva di guadagni facili è lampante è cosa nota a tutti, ma non può essere ignorato che per far si che questo seme marcio attecchisca ha bisogno di trovare terreno fertile per cui, noi di Azione Identitaria, ci auguriamo che inchieste come quelle che, partite dalla procura di Catania a firma del Dr.Zuccaro, stanno rilevando il malaffare in molte ONG (Organizzazioni Non Governative, ma sostenute da chi sta all’interno del Governo) e da giorni primeggiano sulle notizie di cronaca suscitando opinioni e reazioni contrastanti, si moltiplichino su tutto il territorio nazionale ed internazionale e vadano fino in fondo per inchiodare alle proprie responsabilità i complici che permettono che tutto ciò accada.

L’operazione “Johnny” ha finalmente fatto emergere anche la rete di business sulla “tratta di esseri umani” creatasi nella provincia di Crotone che vede dunque coinvolto anche un rappresentante della Chiesa (esecrabile piu’ di chiunque altro proprio per il ruolo che ricopre!).

C’è chi da anni (ancor prima di “Mafia Capitale”) – conclude Paola Turtoro – cerca di sensibilizzare opinione pubblica e magistratura e che si è adoperato, in tempi non sospetti, a fornire prove e documenti sulla fallacità di certe “opere misericordiose” e sull’ipocrisia di un buonismo imposto dall’alto, ma si è sempre scontrato con un muro di gomma.

Oggi finalmente un ulteriore colpo è stato inferto a questo fetido sistema che da anni ha riconosciuto nel traffico umano un affare piu’ conveniente del traffico degli stupefacenti, e che, a noi cittadini e patrioti onesti, fa riaccendere un barlume di speranza verso la riacquisizione di fiducia in una parte di magistratura onesta.

Noi di Azione Identitaria non possiamo che auspicarci altre operazioni come queste, poiché l’Italia dell’accoglienza business è ancora “tanta”!