‘Ndrangheta, operazione ‘Jonny’: smantellata la cosca Arena


Operazione di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza: arrestate 68 persone. Interessi anche nella gestione del CARA di Isola Capo Rizzuto

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L’organizzazione criminale operava tra le province di Catanzaro e Crotone

CATANZARO – Una maxi operazione scattata all’alba di oggi in Calabria ha permesso di sgominare la cosca di ‘Ndrangheta facente capo alla famiglia Arena, che gestiva attività illecite nelle provincie di Catanzaro e Crotone.

L’operazione, ribattezzata ‘Jonny’, ha visto in campo 500 tra agenti e militari, e ha portato all’arresto di 68 persone. Devono rispondere di associazione di tipo mafioso, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello Stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale. Sono stati inoltre sequestrati beni ed imprese riconducibili agli indagati per 84 milioni di Euro.

Dalle investigazioni, oltre alle estorsioni e alla gestione delle piazze di spaccio sul territorio catanzarese e su quello crotonese, sono emersi gli interessi della cosca nella gestione del Centro di accoglienza per migranti di Isola Capo Rizzuto e nelle attività legate al gioco ed alle scommesse.

Le estorsioni

La cosca Arena era riuscita ad espandere ed affermare il suo predominio criminale grazie ad un accordo con le altre cosche minori presenti nelle due province calabresi. Le indagini hanno documentato sia le richieste estorsive nei confronti delle grandi imprese, gestite con l’aiuto di un noto imprenditore, anch’egli taglieggiato, che quelle nei confronti dei negozianti che subivano danneggiamenti e intimidazioni.

Il business con l’immigrazione

La cosca Arena aveva creato un business anche con il controllo di tutte le attività legate all’accoglienza dei migranti al CARA “Sant’Anna” di Isola Capo Rizzuto. Attraverso un’associazione di volontariato era riuscita ad aggiudicarsi l’appalto di catering. Il flusso di denaro pubblico percepito dalle imprese riconducibili alla cosca tra il 2006 e il 2015 per la gestione del CARA di Isola di Capo Rizzuto, è stato di 103 milioni di euro. Secondo gli inquirenti almeno 36 milioni di euro sarebbero stati utilizzati per finalità diverse da quelle previste.

Tra gli indagati figura anche un sacerdote gestore occulto della Confraternita della Misericordia, che aveva organizzato un sistema di sfruttamento delle risorse pubbliche a favore della cosca. E proprio queste consistenti somme di denaro, spartite tra tutti i gruppi della cosca, avevano consentito di sanare i regolamenti di conti pregressi.

Inoltre, l’organizzazione criminale per aggirare le norme interdittive antimafia, cambiava di volta in volta la ragione sociale e i legali rappresentanti delle aziende controllate, proprio per mantenere inalterato il controllo della filiera dei servizi necessari al CARA.

Le indagini patrimoniali hanno infine permesso di rilevare l’esistenza di una netta sperequazione tra il tenore di vita sostenuto dagli indagati e l’ammontare dei redditi dichiarati al fisco, da cui è scaturito il sequestro dei beni personali: 11 società attive nel settore agricolo, della ristorazione, del turismo, dell’edilizia, della prestazione di servizi, 129 immobili, 81 autovetture, 27 ambulanze e 5 imbarcazioni nonché 90 rapporti bancari e 3 polizze assicurative.

Gli interessi nel settore dei giochi e delle scommesse

L’associazione mafiosa aveva acquisito e mantenuto, avvalendosi del potere di intimidazione, una “posizione dominante” nel settore imprenditoriale della raccolta delle scommesse online e su rete fissa, oltre al noleggio degli apparecchi per il gioco online a Crotone e nella provincia.

Le indagini finanziarie hanno evidenziato un intricato giro di affari illecito nel settore del gaming che ha determinato movimenti di decine di milioni di euro, producendo un profitto netto per la cosca Arena di un milione e 300 mila euro, tra Luglio 2013 e Febbraio 2015.

Gli accertamenti fiscali hanno permesso di individuare un ingente patrimonio finanziario ed immobiliare sottoposto a sequestro preventivo, in ottica della confisca tra cui 12 beni immobili, fabbricati, sei autovetture, 4 motocicli, 20 polizze assicurative sulla vita, 7 conti di gioco, molteplici quote societarie relative ad imprese attive in Crotone ed Isola di Capo Rizzuto ed operanti nel settore dei giochi e delle scommesse, dei servizi informatici, delle assicurazioni e dei servizi di pulizie, oltre 50 conti correnti, più di 50 conti deposito e risparmio e numerose cassette di sicurezza per un valore complessivo di 12 milioni di euro.