Referendum Alitalia: la vittoria del No porta al commissariamento


Nella consultazione interna il 67% dei dipendenti boccia il preaccordo per il salvataggio della compagnia

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Al referendum sul piano di salvataggio i No hanno ottenuto 6.816 voti contro i 3.206 Sì (foto Twitter)

ROMA – Il futuro è nero per Alitalia dopo il referendum sul preaccordo per il salvataggio raggiunto tra azienda, sindacati e associazioni dei lavoratori. Nella consultazione interna dipendenti, piloti, hostess e steward hanno bocciato con il 67% dei No il piano.

Il preaccordo prevedeva, tra le diverse voci, un taglio medio degli stipendi dell’8%, incentivi all’esodo, circa mille esuberi e l’attivazione della CIGS da maggio, oltre allo stop all’esternalizzazione della manutenzione.

La vittoria del No al referendum Alitalia (6.816 voti contro i 3.206 Sì secondo i dati diffusi dai sindacati) apre ora lo scenario del commissariamento. La strada della nazionalizzazione è stata più volte esclusa dal Governo, che dopo l’esito del voto si è riunito a Palazzo Chigi dove il premier Gentiloni ha incontrato Calenda e Delrio.

In precedenza proprio il Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, il Ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, e il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in una nota congiunta hanno espresso “rammarico e sconcerto per l’esito del referendum Alitalia che mette a rischio il piano di ricapitalizzazione della compagnia”.

“A questo punto l’obiettivo del Governo, in attesa di capire cosa decideranno gli attuali soci dell’azienda, sarà quello di ridurre al minimo i costi per i cittadini italiani e per i viaggiatori” hanno aggiunto i tre ministri.

È caduto nel vuoto, dunque, anche l’appello di Gentiloni, che oltre a ricordare “la gravità della situazione in cui ci troviamo” aveva avvisato che “senza l’intesa sul nuovo piano industriale l’Alitalia non potrà sopravvivere”.

Ora, come detto, il Consiglio di amministrazione dovrebbe deliberare la richiesta di amministrazione straordinaria a cui seguirebbe la nomina da parte del ministero dello Sviluppo Economico di uno o più commissari.

Se questi ultimi non riusciranno a trovare acquirenti o nuovi finanziatori del gruppo, che avrebbe in cassa liquidità per volare fino a metà Maggio, non potranno far altro che chiedere il fallimento di Alitalia.

Aduc: “Portare i libri in tribunale e dichiarare il fallimento”

“Dopo il No all’accordo tra sindacati e azienda non rimane che prendere atto di un dissesto che è iniziato decenni fa. In 40 anni l’Alitalia è costata agli italiani qualcosa come 7,4 miliardi di euro. Un pozzo senza fondo che ha inghiottito i soldi del contribuente” afferma Primo Mastrantoni, segretario Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori).

“È ora di dire basta a questo sperpero di denaro. Non siamo disponibili a fare i donatori di sangue e consegnare la sacca al Dracula di turno. Ora bisogna commissariare Alitalia, liquidarla e iniziare una nuova era, se necessario. D’altronde, sono fallite la PanAm, la TWA, la Sabena e la Swissair, ma si continua a volare” conclude Mastrantoni.

Il Codacons chiede al Governo garanzie per gli utenti

“In questo momento di grande incertezza devono essere garantiti i collegamenti per le tratte già acquistate dai consumatori”spiega il presidente del Codacons, Carlo Rienzi.

“Il Governo deve assicurare che tutti i biglietti finora emessi da Alitalia siano utilizzabili dai viaggiatori, per evitare possibili danni all’utenza e vertenze risarcitorie in caso di sospensione o riduzione dei voli” aggiunge.

“Allo stesso modo deve essere garantita la fruizione dei punti MilleMiglia accumulati dai passeggeri e degli altri programmi di fidelizzazione perché, in caso contrario, sarebbe inevitabile una azione risarcitoria da parte dei viaggiatori in relazione all’evidente lesione dei loro diritti” conclude Rienzi.