Google e i nuovi algoritmi: è corsa all’ottimizzazione


Da Panda a Guetzil: ecco come il colosso del web cerca di offrire contenuti sempre più di qualità agli utenti

google algoritmo guetzil
Il primo algoritmo è stato lanciato nel 2011

ROMA – Una corsa sfrenata mirata ad ottenere il meglio, in termini di fruibilità, per gli utenti. Google non accenna a diminuire questa ricerca frenetica nata dall’esigenza, ormai decennale, di migliorare l’esperienza nel mondo del web, che nel tempo è diventato tremendamente battuto e per questo assolutamente da migliorare.

L’ultima tendenza in materia è un algoritmo che è stato presentato poche settimane fa e che riguarda l’introduzione di un modo per navigare più velocemente in Rete. L’azienda ha deciso di lanciare Guetzil, algoritmo open source in grado di generare immagini Jpeg ad alta qualità, ma di dimensioni all’incirca del 35% più leggere di quelle attuali.

L’obiettivo evidente di Google è quello sopra accennato: generare pagine più leggere, che quindi si caricano più velocemente garantendo all’utente una velocità di navigazione per un’esperienza di alta qualità.

Un modo di ottimizzare la navigazione in Rete rendendola più veloce, e quindi più piacevole, per tutti. Immagini più leggere senza perdere nulla in termini di qualità. Rientra tutto nell’ambito di un percorso di ottimizzazione che Google stesso ha lanciato qualche anno fa.

Per risalire la corrente è necessario tornare alla necessità, emersa nel tempo, di andare a offrire qualità all’utente; in Rete ci sono ormai miliardi di siti, non tutti di qualità e realmente rispondenti alle esigenze di chi naviga. Da questi presupposti è nata la Seo, arte di ottimizzare i siti per i motori di ricerca.

Era il 2011 quando Google lanciò il primo di una serie di algoritmi che avrebbero poi stravolto il funzionamento del più grande motore di ricerca. In principio fu Google Panda, che andò a segnare uno spartiacque nella storia dando facoltà ad un semplice motore di ricerca di identificare i contenuti di testo di qualità, distinguendoli da quelli di scarso valore.

Un paio di anni dopo fu la volta di Google Penguin, altro algoritmo che voleva andare a colpire siti che erano cresciuti sul motori di ricerca in modo artificiale, quindi con campagne di backlink (link ricevuti da altri siti) assolutamente di scarso valore, quando non del tutto all’insegna dello spam.

Una corsa alla qualità come detto, che sta portando pian piano Google a ragionare come un essere umano: a riuscire a capire dove ci sia qualità, per l’appunto, e dove invece si nascondano risultati di scarso valore da dover nascondere agli utenti.

E in quest’ottica rientrano anche accortezze tecniche: proprio come l’ultimo algoritmo, Guetzil, che va a ridimensionare immagini Jpeg di molto mantenendone intatta la qualità, con lo scopo finale di rendere più veloce la navigazione per gli utenti.

O come l’Amp (Accelerated Mobile Pages), lanciato da Google stesso nel 2015 in collaborazione con gli editori del web per consentire di velocizzare il caricamento di contenuti da mobile per quanto riguarda notizie e news in Rete.

Tanti segnali rivolti tutti verso lo stesso target: garantire all’utente una navigazione di assoluta qualità, senza intoppi, con risultati corrispondenti a ciò di cui si ha realmente bisogno e senza complicazioni. Un percorso ormai avviato, anche piuttosto bene, e che porterà in un futuro prossime a conseguenza ormai inevitabili: abituarsi a vedere Google ragionare sempre più come un essere umano.