Terremoto: muri più resistenti grazie ai rinforzi antisismici made in Italy


ENEA diffonde i risultati dei test alle tavole vibranti del Centro Ricerche Casaccia

test sismici enea
Test condotti su due muri tipici di costruzioni di centri storici dell’Appenino centro-meridionale

ROMA – Le pareti rinforzate con sistemi strutturali antisismici innovativi e made in Italy hanno resistito a oltre due volte le accelerazioni del terremoto dell’Aquila del 2009.

Sono i risultati dei test alle tavole vibranti del Centro Ricerche ENEA Casaccia, condotti su due muri tipici di costruzioni di centri storici dell’Appenino centro-meridionale.

Prima di essere sottoposte alle più violente scosse di terremoto registrate nel nostro Paese negli ultimi decenni, le due pareti, una in pietra e l’altra in tufo, erano state portate a danneggiamento in una serie di test lo scorso Dicembre e successivamente rinforzate per misurarne l’aumento di capacità sismica.

Durante l’esperimento, condotto dal Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi Roma Tre e dall’ENEA, con il supporto di Kerakoll SpA, le pareti sono state vincolate sulle tavole vibranti alla base ed in sommità.

In questo modo sono state sollecitate anche da spinte fuori piano, cioè ortogonali alla parete – una delle condizioni di maggiore vulnerabilità per le murature – in un crescendo di accelerazioni che hanno ripercorso le intensità sismiche del terremoto dell’Irpinia (1980), Nocera Umbra (1997), L’Aquila (2009), Emilia (2012) e Amatrice (2016).

Come funzionano i rinforzi antisismici

ENEA spiega che si tratta di due sistemi di rinforzo strutturale dalle alte prestazioni meccaniche, installati sul supporto in muratura mediante l’impiego di una matrice minerale a base di calce idraulica naturale, ideale nel restauro e consolidamento di edifici storici e vincolati.

Il primo sistema FRCM (Fiber Reinforced Cementitious Matrix), sul muro in pietra, sfrutta le peculiarità di una rete bidirezionale in fibra di basalto e acciaio inox installata in modo diffuso su entrambi i lati della parete, e collegata da diatoni in fibra di acciaio ad altissima resistenza.

Il secondo SRG (Steel Reinforced Grout), che ha rinforzato il muro di pietre di tufo, si compone invece di 2 fasce verticali in fibra di acciaio galvanizzato ad altissima resistenza, installate su entrambe le facce, ancorate sui cordoli dell’edificio, alla base e in sommità.

Catturati attraverso un sistema di motion capture in 3D, i dati ottenuti durante la sperimentazione sono stati condivisi, grazie alla piattaforma virtuale DySCo, unica in Italia, progettata e realizzata dall’ENEA. Altri parter, quali Massachusetts Institute of Technology (Mit), Università di Miami, Smithsonian Institute e National Gallery of Art di Washington, hanno potuto assistere ai test e condividerne i risultati in collegamento streaming.

Il commento dei tecnici impegnati nel progetto

“Rispetto ai precedenti test, la parete in pietrame, rinforzata con il nuovo sistema, ha raggiunto lo stato limite di danno, cioè il momento in cui si è formata la prima lesione, ad accelerazioni due volte e mezzo più forti”, sottolinea Gerardo De Canio, responsabile Laboratorio Innovazione Sostenibile dell’ENEA.

“Ma ancora meglio è andata la parete in tufo, che ha raggiunto la stato limite di danno con accelerazioni ancora più alte, circa 3 volte e mezzo i valori registrati durante i test precedenti”.

“Le recenti scosse di terremoto dell’Italia centrale hanno mostrato la drammatica vulnerabilità del costruito storico e la conseguente necessità di dare un contributo alla ricerca e al Paese nel trovare le tecnologie appropriate per il rinforzo sismico delle strutture e per mettere in atto interventi di prevenzione per la salvaguardia degli edifici e delle vite umane”, ha commentato il professor Gianmarco De Felice del Dipartimento di Ingegneria dell’Università Roma Tre.

“L’innovazione di questi sistemi sta proprio nella scelta dei leganti e dei materiali studiati ad hoc per collaborare tra loro e con la struttura esistente”, ha sottolineato l’Ing. Paolo Girardello del Centro Studi Kerakoll.

“Traspirabilità, reversibilità e compatibilità con supporti in muratura storica esistente, insieme alla facile e rapida applicazione anche durante la manutenzione ordinaria dell’edificio e la eventuale messa in sicurezza, ne fanno un sistema ideale per il miglioramento sismico del patrimonio edilizio del nostro Paese” ha aggiunto.