Guerra in Siria, da inizio anno uccisi venti bambini


Appello dell’Unicef: oltre 10 milioni di minori nel Paese sono in pericolo

Almeno dieci milioni di bambini in pericolo in Siria

ROMA – La guerra in Siria, giunta ormai al suo sesto anno, continua a insanguinare il Paese mediorientale. Come spesso accade nei conflitti, a pagare le conseguenze più gravi sono i civili, e in particolare i bambini.

Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Unicef dall’inizio del nuovo anno sono almeno venti i piccoli rimasti uccisi in attacchi. Si contanto anche decine di bambini feriti e oltre 2 milioni tagliati fuori dall’assistenza umanitaria.

La settimana scorsa hanno sconvolto il mondo le strazianti immagini di un bambino che urla chiedendo di suo padre subito dopo aver perso entrambe le gambe in un assalto ad Idlib.

Per Geert Cappelaere, Direttore regionale dell’UNICEF per Nord Africa e Medio Oriente, quelle immagini “rappresentano un altro terribile monito. Perché i bambini in Siria continuano a vivere sotto attacchi a causa del conflitto”.

Mentre a Ginevra continuano gli sforzi per riportare la pace in Siria, l’Unicef lancia un appello alle parti coinvolte nel conflitto. “Chiediamo a ciascuno di rispondere a questa domanda: e se fossero i tuoi bambini?” prosegue Cappelaere.

“Il costo, non commensurabile, delle vite e delle sofferenze dovrebbe essere motivo di vergogna per il mondo. Dovrebbe spingerlo ad intraprendere azioni immediate per trovare soluzioni, a livello politico, alla guerra in Siria” aggiunge.

“Ricordiamo a tutte le parti in conflitto i loro obblighi secondo il diritto internazionale umanitario a proteggere i bambini in ogni momento, ovunque essi siano. Devono garantire accesso immediato, incondizionato e costante a tutti i bambini che hanno bisogno di aiuto in tutta la Siria” spiega ancora.

Gli oltre 10 milioni di bambini siriani che subiscono direttamente e quotidianamente le conseguenze di questo feroce conflitto vogliono solamente una cosa. Che arrivi la pace e che possano riavere indietro la propria infanzia” conclude.