Olio italiano già in crisi per la Brexit


Coldiretti: l’export dopo il referendum inglese è crollato del 13%

Crolla l’export di olio italiano in Gran Bretagna dopo la Brexit

ROMA – In attesa dell’avvio delle trattative tra Londra e Bruxelles la Brexit ha già lasciato il segno. A pagare un conto salato per ora sono le esportazioni di olio di oliva italiano.

Dopo una crescita del 6% nella prima metà del 2016, dal referendum sulla Brexit in poi sono crollate con una riduzione record del 13%.

Ad affermarlo è la Coldiretti, sulla base dei dati Istat relativi ai primi undici mesi del 2016. A pesare sugli acquisti di olio di oliva italiano, che nel 2015 ha fatto segnare un valore delle esportazioni di 57 milioni di euro, è stato sicuramente il rapporto di cambio sfavorevole della sterlina. Per gli inglesi acquistare il nostro olio è diventato più oneroso e così hanno ripiegato su olii alternativi come quello di girasole.

“Complice è anche il sistema di etichettatura a semaforo che la Gran Bretagna ha deciso di far adottare al 98% dei supermercati inglesi e sul quale l’Unione Europea si appresta a chiudere senza conseguenze la procedura di infrazione alla luce della nuova situazione” prosegue Coldiretti.

L’obiettivo del semaforo era quello di diminuire il consumo di grassi, sali e zuccheri ma non si basa sulle quantità effettivamente consumate bensì solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze.

“Così finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti come l’ olio extravergine d’oliva. Promuove, al contrario, le bevande gassate senza zucchero, fuorviando i consumatori rispetto al reale valore nutrizionale” spiega la Coldiretti.

Una delle preoccupazioni dell’uscita dall’Unione Europea della Gran Bretagna è proprio legata alla moltiplicazione di normative tecniche che di fatto ostacolano alla libera circolazione delle merci. In gioco per l’agroalimentare made in Italy ci sono 3,2 miliardi di valore delle esportazioni raggiunto del 2016 tra bevande e alimenti.