Più riso straniero in Italia: allarme per contaminazioni


Coldiretti: importazioni aumentate del 18% minacciano produzione made in Italy

Nel 2016 sono scattate 12 allerte sanitarie da contaminazione

ROMA – Il 2016 ha fatto registrare un nuovo record per le importazioni di riso in Italia. Le conseguenze non sono da sottovalutare, con rischi per la salute dei consumatori e danni per la produzione made in Italy.

A lanciare l’allarme è la Coldiretti che spiega come l’anno scorso sono aumentate del 18% le importazioni di riso nel nostro Paese.

Ma contemporaneamente sono scattate ben 12 allerte sanitarie da contaminazione per gli arrivi di riso e prodotti a base di riso da Paesi extracomunitari in Europa. Nelle partite di riso contaminate è stata riscontrata la presenza di residui antiparassitari, aflatossine cancerogene o altre tossine oltre i limiti.

Ma le autorità hanno rinvenuto anche infestazioni da insetti, livelli fuori norma di metalli pesanti o la presenza di OGM proibiti in Italia e in Europa.

Un pericolo per la salute dei cittadini che si estende a livello comunitario dove nell’ ultima campagna di commercializzazione è stato raggiunto il record di importazioni.

Nel Vecchio Continente sono entrate 1.380.000 tonnellate di prodotto lavorato, si cui 370.000 dai Paesi Meno Avanzati (P.M.A).

Ormai i due terzi delle importazioni non pagano più dazi a causa dell’l’introduzione nella Ue del sistema tariffario agevolato per i Paesi che operano in regime EBA (Tutto tranne le armi).

«Le importazioni sconsiderate di riso lavorato stanno facendo crollare la produzione in Italia. Nel nostro Paese -spiega la Coldiretti – le semine si spostano sulla varietà japonica con gravi squilibri di mercato che spingono nello stato di crisi anche questo segmento produttivo».

L’Italia è ancora il primo produttore europeo su un territorio di 237mila ettari ma la situazione sta precipitando. A rischio c’è il lavoro per oltre diecimila famiglie tra dipendenti ed imprenditori di lavoro nell’intera filiera.

«Il riso made in Italy è una realtà da primato per qualità, tipicità e sostenibilità che va difesa» secondo la Coldiretti. In che modo?

«Con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza, la pubblicità dei nomi delle industrie che utilizzano riso straniero e attraverso interventi comunitari tempestivi ed efficaci nei confronti delle importazioni incontrollate».