Spesa per il gioco, il Codacons: «Numeri drammatici»


L’associazione dei consumatori: più potere ai sindaci per combattere la piaga dell’azzardo

Dai gratta e vinci alle slot: spesi al gioco 19 miliardi nel 2016

ROMA – L’anno scorso gli italiani hanno perso al gioco 19 miliardi di euro. Il dato ufficiale dell’Aams si riferisce alla differenza tra la raccolta totale (96 miliardi) e le vincite (77 miliardi). Per il Codacons i dati sulla spesa degli italiani per il gioco sono «assolutamente drammatici».

Per l’associazione dei consumatori «dimostrano come sale slot, gratta e vinci, lotterie e videopoker siano diventati una vera e propria piaga nel nostro Paese».

Secondo i calcoli del Codacons, in base alle cifre diffuse dall’Aams ogni italiano ha speso per il gioco in media 1600 euro.

«Praticamente uno stipendio medio utilizzato esclusivamente per tentare la sorte. Ai 96 miliardi di euro della raccolta ufficiale, poi, occorre aggiungere il sommerso, ossia la spesa per i giochi illegali. E questa fa salire enormemente il costo totale per la collettività» afferma il presidente, Carlo Rienzi.

«L’Italia detiene il triste primato di Paese europeo dove si gioca di più, e rappresenta il terzo mercato mondiale per la raccolta più elevata» prosegue Rienzi.

«Di fronte a questi dati, non sorprende che il numero di cittadini con dipendenza da gioco abbia oramai raggiunto quota un milione, nel totale disinteresse dello Stato» aggiunge il presidente del Codacons.

Per Rienzi la soluzione «per combattere la piaga del gioco d’azzardo è fornire più poteri ai sindaci, consentendo loro di limitare il numero di sale slot sul territorio e gli orari di apertura».

L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, sul fronte della ludopatia, ha promosso un’approfondita ricerca che comprende anche un’indagine epidemiologica.

Grazie anche alla collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità un quadro preciso si potrà avere entro la fine di quest’anno. L’obiettivo, secondo Aams, è di «poter disporre di una fonte omogenea a livello nazionale e colmare il gap conoscitivo che ci separa da altri Paesi europei».