Cibo e pesticidi, con prodotti extra Ue il rischio aumenta


Coldiretti: sono 22 volte più pericolosi rispetto ai prodotti italiani

Il 6,5% dei campioni extra Ue analizzati dall’Efsa conteneva pesticidi

ROMA – È allarme pesticidi per i prodotti che arrivano in Italia dai Paesi extra Ue. A farlo scattare è stata Legambiente, sulla base dell’ultima relazione dell’Autorità per la sicurezza alimentare (Efsa).

Nel documento si evidenzia che il 6,5% dei campioni provenienti da Paesi extracomunitari, conteneva residui superiori ai limiti di legge, soprattutto per la presenza di tracce di pesticidi non approvati nell’Ue.

Come spiega la Coldiretti, i prodotti alimentari made in Italy sono dunque quasi ventidue volte più sicuri di quelli extracomunitari sotto il profilo del contenuto in residui chimici.

Secondo il “National summary reports on pesticide residue” pubblicato dall’Efsa, infatti, appena lo 0,3% dei prodotti italiani contiene residui chimici oltre il limite.

La percentuale sale all’1,6% per i prodotti di origine comunitaria.

L’invasione di prodotti alimentari provenienti dall’estero aumenta dunque il rischio per i consumatori come dimostra “la classifica dei cibi più pericolosi” elaborata dalla Coldiretti sulla base del Rapporto del Ministero della Salute sui sistema di allerta europeo.

Per quanto riguarda i pesticidi in testa, per pericolosità, ci sono le spezie dall’India come il peperoncino. Seguono fichi secchi e peperoni dalla Turchia, ma ci sono anche frutta e verdura dall’Egitto come olive e fragole e i broccoli ed i funghi dalla Cina.

«Paesi – precisa la Coldiretti – dai quali arrivano spesso cibi diventati di gran moda in Italia come ad esempio la curcuma originaria dell’India o le bacche di goji, i fagioli azuchi e lo zenzero che sono in gran parte di provenienza cinese».

«Al contrario l’agricoltura italiana – conclude la Coldiretti – è la più green d’Europa con 288 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) e 415 vini Doc/Docg. Inoltre, impone il divieto all’utilizzo degli Ogm e ha il maggior numero di operativi biologici, circa 60mila, con quasi 1,5 milioni di ettari coltivati o in conversione».