Siria, Deir Ezzor sotto assedio: 40mila bambini in pericolo


L’allarme lanciato dall’Unicef: quasi centomila civili intrappolati in città

In Siria 15 città sotto assedio: è allarme per Deir Ezzor

ROMA – È la città di Deir Ezzor la nuova Aleppo del conflitto che insanguina la Siria da quasi sei anni. Nella località dell’Est del Paese, dove abitano più di centomila persone, da più di una settimana infuriano i combattimenti tra le forze governative e i miliziani dell’Isis.

I combattenti del sedicente Stato Islamico hanno lanciato un’imponente offensiva per prendere il controllo di Deir Ezzor.

Tra i principali obiettivi l’aeroporto, che i lealisti difendono strenuamente. Nelle ultime ore si sono intensificati i raid aerei russi e siriani contro le postazioni Isis sulle alture che circondano la città.

All’interno, però, è emergenza umanitaria. «L’acuirsi delle violenze minaccia le vite di 93.000 civili. Tra questi ci sono oltre 40.000 bambini che non ricevono assistenza umanitaria da oltre due anni» denuncia l’Unicef.

«Bombardamenti indiscriminati su Deir Ezzor hanno ucciso dozzine di civili e costretto le altre persone a rimanere nelle proprie case» afferma Geert Cappelaere, Direttore Regionale Unicef per Nord Africa e Medio Oriente.

«I prezzi del cibo sono aumentati a dismisura fino a raggiungere livelli tra le 5 e le 10 volte superiori rispetto alla capitale Damasco. La mancanza cronica di acqua sta costringendo le famiglie a raccoglierne altra non sicura dal fiume Eufrate. Così facendo i bambini sono esposti a rischi di malattie legate all’acqua. L’assedio rischia di peggiorare la loro già difficile condizione» aggiunge.

L’organizzazione rivolge anche un appello alle parti in conflitto.

«Bisogna liberare immediatamente tutte le città sotto assedio. È necessario consentire un accesso sicuro e senza condizionamenti ai bambini a Deir EzZor e in tutte le 15 aree sotto assedio della Siria».

«Non c’è nulla che possa giustificare un assedio e le terribili sofferenze che subiscono i bambini. I piccoli siriani hanno già pagato il prezzo più alto per una guerra che non hanno voluto» conclude Cappelaere.