Chirurgia estetica, ecco i trend per il 2017


Arriva il farmaco sciogli grasso, aumentano le applicazioni per il botulino, tornano peeling e acido ialuronico

Pierfrancesco Bove e Raffaele Rauso, chirurghi plastici

ROMA – Tante novità nelle tecnologie, nei materiali e nelle formulazioni attendono le pazienti che nel 2017 opteranno per un intervento di chirurgia plastica o un trattamento di medicina estetica. Il macro-trend del “no” agli eccessi e dei trattamenti poco invasivi, continuerà a lungo perché nelle mani dei medici stanno arrivando strumenti sempre più sofisticati, da utilizzare con un approccio integrato, con una programmazione di diversi trattamenti nel tempo, per ottenere e mantenere un risultato fresco e naturale. Parola di Raffaele Rauso e Pierfrancesco Bove, chirurghi plastici del surgery network ChirurgiadellaBellezza, con sedi in Lombardia, Lazio, Campania e Puglia. «Nell’anno che verrà ci saranno alcune new entry, alcuni ritorni e un consolidamento di diversi trattamenti viso e corpo–dicono Bove e Rauso–. La mano di un buon chirurgo sarà fondamentale per sfruttare tutte le potenzialità di queste nuove tecniche».

Con la nuova chirurgia estetica i nuovi filler sono più duraturi, naturali e meno dolorosi

Ecco quindi i 7 trend per il 2017

  1. Arriverà finalmente in Italia Belkyra, l’iniezione sciogli grasso che sta andando fortissimo negli Stati Uniti (dove è commercializzato con il nome di Kybella). «Una novità importante che arriva dopo anni di ricerca –spiegano Rauso e Bove–. Se manterrà le promesse, avrà un impatto paragonabile a quello della tossina botulinica in campo estetico. Per ora l’approvazione riguarda solo il grasso del sottomento, ma è probabile che, dopo gli opportuni studi scientifici, sarà estesa anche ad altre zone». Come funziona? «Belkyra è un farmaco sintetico che simula il comportamento di un’altra sostanza naturale presente nell’organismo, l’acido desossicolico, che degrada il grasso che viene ingerito nel nostro corpo. Il farmaco svolge un’azione citolitica, cioè rompe la membrana della cellula quando interagisce con essa. Il risultato è quindi quello di “sciogliere” il grasso che si riassorbe nell’organismo, lasciando la pelle più tesa e il sottomento più definito» spiegano sempre Bove e Rauso.
  2. Novità e ritorni nel mondo dei filler. Mini-invasivi e molto utilizzati nei trattamenti viso, per spianare le rughe o dare volume alle labbra, i nuovi filler sono formulati per essere più duraturi, naturali e anche meno dolorosi. «Radiesse, uno dei migliori filler a base di idrossiapatite di calcio disponibili, arriva in una nuova formulazione contenente lidocaina, un anestetico locale per minimizzare il dolore durante il trattamento –annunciano i chirurghi–. Si consolida inoltre l’uso dell’acido ialuronico, in particolare per naso e occhiaie: è un filler morbido perfetto per trattare queste zone ottenendo risultati paragonabili a quelli che si avrebbero con un intervento chirurgico».
  3. Si ampliano gli usi per il botulino. La tossina botulinica impiegata per uso estetico ha sempre avuto indicazioni mediche precise in Italia, inizialmente solo per le rughe glabellari (quelle che compaiono fra gli occhi, alla radice del naso); pochissimi anni fa c’è stata l’estensione al trattamento delle “zampe di gallina”, ma solo nel 2016 il Bocouture (una delle tre marche di botulino autorizzate in Italia), ha ottenuto anche l’autorizzazione anche per la fronte, il cui utilizzo sarà così “on label”, sebbene fosse già effettuato con ottimi risultati nella sua forma “off label” –spiegano Bove e Rauso–.E in generale si stanno ampliando le vari applicazioni della tossina, come con il Microbotulino, che rinfresca viso, collo e decolleté agendo anche sulle rughe più piccole».
  4. Tornano i peeling per migliorare l’aspetto della pelle. Se negli anni scorsi si era assistito a un sorpasso da parte dei laser, adesso la tendenza sembra essersi invertita a giudizio di Bove e Rauso: «Si riscontra in particolare un aumento dell’uso dei peeling per il trattamento del crono aging nonché delle macchie cutanee; tuttavia l’avvertenza è quella di affidarsi sempre a un chirurgo estetico esperto per questi trattamenti, in quanto l’utilizzo improprio di questi acidi può portare a complicanze catastrofiche».
  5. La carbossiterapia dà il meglio di sé con un approccio integrato. Usata per la biostimolazione facciale e il trattamento della cellulite, la carbossiterapia è uno step importante nel programmare nel tempo gli interventi per ringiovanire e il mantenimento dei risultati. «Per i trattamenti viso, in particolare per eliminare le occhiaie scure, la carbossiterapia si può associare con ottimi risultati all’acido ialuronico –spiegano Bove e Rauso–. Per rimodellare il corpo e trattare la cellulite, la carbossiterapia è straordinaria se abbinata alla dieta e alla stimolazione tissutale con la tecnica vacum ed apparecchiature elettromedicali dedicate».
  6. Ultrasuoni focalizzati per il lifting non chirurgico. Il collo e il terzo inferiore del volto sono zone sulle quali è difficile lavorare. «A venire in aiuto delle pazienti ci sono le tecniche a base di ultrasuoni focalizzati –affermano Rauso e Bove–: questi sfruttano il calore per produrre coaguli a diverse profondità, determinate in modo molto preciso per intervenire solo dove serve. Il calore causa una contrazione del collagene che si traduce nel rimodellamento, sollevamento e rassodamento dei tessuti, con risultati che durano a lungo». Un trattamento che lavora in profondità e che dà risultati eccellenti se combinato anche con trattamenti “di superficie” come peeling e biostimolazione con acido ialuronico.
  7. Per il seno tornano le protesi tonde, ma con gel ergonomici e micro o nano testurizzate. «Al successo delle protesi anatomiche si affianca il ritorno delle “vecchie” protesi tonde, ma in una veste nuova –rivelano Rauso e Bove–: sono realizzate con gel più ergonomici, che si ridispongono in base alla posizione del corpo. L’utilizzo di questi gel rende non più necessaria una testurizzazione importante, e le protesi tonde micro o nano testurizzate danno meno problemi di contrattura capsulare e sieromi, perché viene minimizzato lo sfregamento della protesi con i tessuti». Chirurgo e paziente hanno così una possibilità di scelta sempre più ampia per individuare la soluzione più adatta, in termini di risultato ricercato e compatibilità con lo stile di vita. «Le protesi anatomiche, modellate su forme più naturali, sono sempre molto apprezzate –spiegano Rauso e Bove–. Ma anche le classiche protesi tonde si sono evolute e si rivelano consigliabili per chi fa una vita molto attiva. I minimi problemi di sfregamento le rendono adatte alle pazienti che fanno sport: una categoria di donne che è sempre in aumento».