Legge di stabilità: arriva il sì del Senato


Approvazione lampo a Palazzo Madama con 166 voti favorevoli

L'aula del Senato
L’aula del Senato

ROMA – Il Senato, nella seduta di oggi, ha approvato in via definitiva la Legge di stabilità sulla quale il Governo ha posto la fiducia. Il provvedimento è stato licenziato con 166 voti favorevoli, 70 contrari e un astenuto.

Il voto sul ddl n. 2611, sul “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019” è avvenuto in tempi record.

L’approvazione della manovra è la conditio sine qua non posta dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per accettare le dimissioni annunciate da Renzi.

Il premier dovrebbe presentarle nel tardo pomeriggio dopo la Direzione del Pd che si preannuncia infuocata.

Sul tavolo c’è infatti la vittoria del No al referendum sulle riforme costituzionali che ha portato alla crisi di Governo e il mancato appoggio della minoranza del partito al premier in campagna elettorale.

Intanto al Senato, prima dell’approvazione della Legge di stabilità, le opposizioni hanno puntato il dito su una manovra «infarcita di bonus e priva di copertura finanziaria, che lascia un’eredità pesante».

«Azzera l’avanzo primario senza alleviare il disagio sociale e senza rilanciare gli investimenti. Disperde le risorse della flessibilità in elargizioni e mance elettorali, che non sono state sufficienti peraltro a ingannare i cittadini nel referendum costituzionale. Aumenta di 150 miliardi il debito pubblico e richiederà interventi correttivi in primavera» hanno sottolineato gli esponenti dell’opposizione.

Quanto al metodo, nel mirino delle opposizioni è finito «il paradosso di un Governo dimissionario che chiede la fiducia e l’anomalia di un passaggio parlamentare che, impedendo di migliorare la legge di bilancio in seconda lettura, disattende l’indicazione di voto dei cittadini, contrari alla riduzione degli spazi democratici».

Al Senato le opposizioni, inoltre, hanno colto l’occasione per tracciare un bilancio dei mille giorni del Governo Renzi e per sottolineare la distanza tra la propaganda e la situazione reale del Paese. Il senatore di Forza Italia, Paolo Romani, nel suo intervento ha rimarcato i fallimenti di un esecutivo che «ha operato in modo divisivo, ha mancato le riforme per rilanciare il Paese, ha esercitato scarso peso in Europa e ha avuto una politica estera debole».

Romani ha poi sollecitato l’approvazione di una legge elettorale ragionevole che, coniugando governabilità e rappresentatività, consenta ai cittadini di scegliere il nuovo Governo, chiudendo la stagione degli esecutivi privi di investitura popolare.