Yemen: Amnesty accusa le forze anti-huthi di attaccare ospedali


Medici minacciati di morte e tre strutture sanitarie costrette a chiudere

ROMA – Amnesty International ha accusato le forze anti-huthi riunite nelle Forze della resistenza popolare, alleate al presidente yemenita Abd Rabbu Mansour Hadi e alla coalizione militare diretta dall’Arabia Saudita, di portare avanti una campagna di minacce e intimidazioni contro il personale medico nella città meridionale di Ta’iz e di porre a rischio la popolazione civile posizionando combattenti e postazioni militari nelle vicinanze delle strutture mediche.

Nel corso di una missione svolta a Ta’iz nel mese di novembre, i ricercatori di Amnesty International hanno intervistato 15 medici e impiegati che hanno riferito di essere stati intimiditi, arrestati e anche minacciati di morte negli ultimi sei mesi.

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“Abbiamo raccolto prove schiaccianti sulla campagna di minacce e intimidazioni avviata dalle forze anti-houti contro il personale medico di Ta’iz: mediante il posizionamento di combattenti e di postazioni militari nei pressi di strutture mediche, queste forze hanno compromesso l’incolumità degli ospedali e hanno violato l’obbligo, previsto dal diritto internazionale, di proteggere i civili” – ha dichiarato Philip Luther, direttore per la ricerca e l’advocacy su Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

“Non può esserci alcuna scusa per terrorizzare il personale medico o impedire ai medici di portare avanti le loro attività per salvare vite umane. Gli attacchi contro gli operatori sanitari o le strutture mediche sono vietati dal diritto internazionale e possono costituire crimini di guerra” – ha aggiunto Luther.

Ospedali costretti a chiudere

Almeno tre ospedali sono stati costretti a chiudere a causa delle minacce contro il loro personale. Nell’ultimo caso, il 21 novembre, una fazione delle forze anti-huthi ha fatto irruzione nell’ospedale al-Thawra, la più grande struttura sanitaria pubblica di Ta’iz, costringendolo alla chiusura, a quanto pare perché aveva fornito cure mediche di emergenza a tre combattenti huthi feriti, uno dei quali poi deceduto.

Secondo testimoni oculari, tre uomini armati sono entrati in una sala dell’ospedale minacciando di uccidere il personale medico se l’ospedale non fosse stato immediatamente chiuso. Hanno anche cercato di portar via i due huthi sopravvissuti dal reparto di terapia intensiva. L’ospedale ha ripreso a funzionare solo parzialmente, fornendo limitate cure mediche d’emergenza e servizi di dialisi, nonostante l’escalation dei combattimenti fatta registrare a partire dalla prima settimana di novembre.

Personale medico minacciato

Molti dei medici incontrati da Amnesty International hanno detto che a Ta’iz l’assenza di legge ha dato luogo a una situazione in cui i rischi nei loro confronti sono aumentati da quando le forze anti-huthi hanno cercato di prendere il controllo degli ospedali.

Un impiegato ha definito le forze anti-huthi come quelle che controllano di fatto le strutture mediche. Spesso arrivano pretendendo che i loro feriti siano curati. Chi prova a rimandarli indietro a causa dell’impossibilità di fornire cure mediche subisce la loro violenza. A volte, i medici sono stati costretti a operare sotto la minaccia delle armi.

Secondo la testimonianza di un medico dell’ospedale al-Jamhouri, un uomo ha aperto il fuoco all’interno della struttura dopo che a suo figlio, un combattente delle forze anti-huthi che aveva una ferita superficiale a una gamba, erano state negate cure mediche di emergenza. L’uomo ha dato in escandescenze ferendo alcuni impiegati dell’ospedale e uccidendo un paziente.

Il personale dell’ospedale ha anche riferito che uomini armati rifiutano regolarmente di lasciare le armi fuori dalla struttura causando problemi all’interno, offendendo i medici e scatenando risse con gli impiegati. Gli impiegati dell’ospedale al-Thawra hanno anche riferito che le forze anti-huthi hanno deviato la fornitura di energia elettrica per loro scopi personali, interrompendola per attività di primaria importanza.

In altri casi, i combattenti anti-huthi hanno preteso medicine e altre forniture, sequestrando i macchinari in dotazione agli ospedali.

Postazioni militari nei pressi degli ospedali

Il personale medico dell’ospedale al-Thawra ha riferito ad Amnesty International che i combattenti delle forze anti-huthi hanno allestito postazioni difensive, inclusi i carri armati, intorno alla struttura ospedaliera, ignorando le suppliche di non farlo altrimenti l’intera zona sarebbe stata a rischio di attacchi di rappresaglia degli huthi. “Ci sono decine di uomini armati all’interno dell’ospedale. Non riesco più a capire se sto dirigendo un ospedale o un battaglione militare. Se non li fai entrare, ti creano problemi” – ha dichiarato il direttore sanitario dell’ospedale al-Thawra.

Un medico che ha lavorato all’ospedale fino al luglio 2016 ha raccontato che le forze anti-huthi lanciavano almeno due attacchi alla settimana, esponendo l’ospedale agli attacchi di rappresaglia degli huthi.

Il 28 settembre, un colpo di mortaio degli huthi ha danneggiato i pannelli solari, le riserve d’acqua e le tubature dell’ospedale costringendo la direzione a sospendere temporaneamente gli interventi chirurgici. Un medico dell’ospedale al-Jamhouri ha raccontato ad Amnesty International che nel mese di novembre un colpo di mortaio ha penetrato il tetto danneggiando un piano della struttura.

“Tutte le parti coinvolte nel conflitto devono porre fine agli attacchi che non fanno distinzione tra obiettivi militari e obiettivi civili. Occorre cessare l’uso di colpi di mortaio e di artiglieria in prossimità degli insediamenti civili ed evitare di collocare obiettivi militari nei pressi dei centri abitati e soprattutto degli ospedali e delle strutture mediche” – ha sottolineato Luther.

Amnesty International continua insistentemente a chiedere un embargo totale sui trasferimenti di armi che potrebbero essere usate dalle parti in conflitto nello Yemen. Le forze anti-huthi sono sostenute dalla coalizione militare diretta dall’Arabia Saudita, che è stata rifornita di armi da parte di Usa, Regno Unito e anche dall’Italia.