Succo di arancia: prezzi alle stelle per clima e parassiti


Coldiretti: impennata del 60% del concentrato surgelato al mercato future di New York

Negli Stati Uniti, tra i principali Paesi esportatori, la produzione di succo di arancia si è ridotta di un terzo
Negli Stati Uniti, tra i principali Paesi esportatori, la produzione di succo di arancia si è ridotta di un terzo

ROMA – Cattive notizie in arrivo per chi, al mattino o durante la giornata, non riesce a rinunciare al succo di arancia in bottiglia.

Si registra infatti un’impennata del 60% del prezzo del succo di arancia concentrato surgelato quotato al mercato future di New York.

Ad affermarlo è Coldiretti, che spiega come si tratta di un prodotto massicciamente importato anche in Europa dove non tarderanno a farsi sentire gli effetti per le tasche dei consumatori.

Ma perché si registra questa impennata del prezzo? Le cause sono riconducibili all’effetto combinato delle condizioni meteo, particolarmente sfavorevoli, e delle malattie che hanno colpito le piantagioni in Brasile e negli Stati Uniti, i principali Paesi produttori.

«Come nel film “Una poltrona per due” con Eddie Murphy la speculazione, in attesa di un crollo della produzione, si è spostata dai mercati finanziari a quelli delle materie prime agricole facendo balzare in alto il prezzo del prezioso agrume» sottolinea Coldiretti.

Il Dipartimento all’Agricoltura degli Stati Uniti prevede che, nel 2016, la produzione di succo di arancia del Paese ammonterà a un totale di 885.000 tonnellate, quasi un terzo in meno rispetto a due anni fa.

In Brasile invece le temperature più alte del normale, come ha recentemente dimostrato anche l’Onu, hanno danneggiato significativamente lo sviluppo della frutta e il prezzo delle arance fisiche utilizzate per la produzione di succo.

«La situazione è destinata ad avere impatto anche sull’Italia dove è presente un consistente flusso di importazioni, anche attraverso triangolazioni con Paesi europei, per la preparazione di succo di arancia da spacciare come made in Italy perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta per l’ortofrutta trasformata» afferma Coldiretti.

Una mancanza di trasparenza che ha contribuito a provocare la scomparsa nel nostro Paese di una pianta di arance su tre (31%), tagliata negli ultimi quindici anni.