Specie animali: entro il 2020 ne spariranno due terzi


L’allarme lanciato dal WWF con il Living Planet Report 2016

Le specie di acqua dolce sono complessivamente diminuite dell’81% tra il 1970 e il 2012
Le specie di acqua dolce sono complessivamente diminuite dell’81% tra il 1970 e il 2012

ROMA – Non c’è più tempo. Entro il 2020 la popolazione globale di specie animali e vegetali potrebbe crollare del 67%, poco più di due terzi. Il peso insostenibile della mano dell’uomo sulla fauna selvatica è solo uno dei numerosi segnali negativi che ci manda il pianeta, raccolti dal WWF nel suo “Living Planet Report”, lanciato oggi in tutto il mondo.

A Stoccolma uno degli autori, Johan Rockström, ha illustrato il report presso lo Stockholm Resilience Center di cui è direttore, alla presenza del Ministro dell’Ambiente svedese. In Italia è previsto nel pomeriggio un evento alla Camera dei Deputati, alla presenza della Presidente della Camera, Laura Boldrini, del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, dell’economista Enrico Giovannini e della Presidente di WWF Italia, Donatella Bianchi.

Il “Living Planet Report 2016: Rischio e resilienza in una nuova era” è l’undicesima edizione e analizza oltre 14.000 popolazioni di vertebrati di oltre 3.700 specie dal 1970 al 2012.

Il rapporto del WWF utilizza il Planet Index Living, fornito dalla Società Zoologica di Londra (ZSL), per monitorare le tendenze delle popolazioni di fauna selvatica, tendenze che mostrano una riduzione importante della loro dimensione globale.

Le specie di acqua dolce sono complessivamente diminuite dell’81% tra il 1970 e il 2012, l’indice “marino’”delle specie mostra per lo stesso periodo un calo complessivo del 36%.

Perdita di habitat, degrado e eccessivo sfruttamento della fauna selvatica sono le minacce principali per le specie individuate nel Report, tutte direttamente legate alle attività umane

Accanto alle pessime notizie, ve ne sono anche di positive: è il caso della lince europea, ridotta fortemente nel passato per la caccia e la deforestazione. Leggi di tutela, progetti di reintroduzione e garanzie per la sua espansione naturale hanno fatto sì che questa specie risalisse la china dell’estinzione. Oggi in Europa vivono tra i 9.000 e i 10.000 esemplari di lince, il 18% della popolazione mondiale e il suo ritorno è un segnale incoraggiante rispetto alle potenzialità di recupero della natura che possiamo ancora sfruttare.

La mano dell’uomo distrugge il “mondo selvaggio”

Perdita di habitat, degrado e eccessivo sfruttamento della fauna selvatica sono le minacce principali per le specie
Perdita di habitat, degrado e eccessivo sfruttamento della fauna selvatica sono le minacce principali per le specie

Per la prima volta nella storia l’impatto delle attività umane sui sistemi viventi del Pianeta è stato talmente forte da generare la “nascita” di un nuovo periodo geologico nella storia della Terra, l’Antropocene. Il Report WWF ne tratteggia lo stato indicando anche i cambiamenti più urgenti da attuare , a partire da una significativa rivoluzione nei sistemi alimentari e energetici.

Secondo il rapporto le popolazioni globali di pesci, uccelli, mammiferi, anfibi e rettili si sono ridotte del 58% tra il 1970 e il 2012, il dato disponibile più recente.

Il declino subito dal mondo selvatico in appena mezzo secolo preannuncia un crollo imminente di almeno due terzi delle specie entro il 2020. Ma quell’anno coincide anche con diversi traguardi importanti: nel 2020 entreranno in funzione gli impegni assunti nel quadro dell’Accordo di Parigi sul clima, insieme alle prime azioni ambientali all’interno dei piani di sviluppo sostenibile.

Queste misure, se verranno attuate contestualmente agli obiettivi sulla biodiversità che, sempre a livello internazionale ed europeo sono stati fissati per lo stesso periodo, saranno in grado di riformare adeguatamente il sistema alimentare e energetico per tutelare la ricchezza della vita selvatica in tutto il mondo.

«Il mondo selvaggio sta scomparendo a un ritmo senza precedenti» ha dichiarato Marco Lambertini, Direttore Generale di WWF Internazionale.

«Non stiamo parlando solo delle specie meravigliose che tutti amiamo: la biodiversità rappresenta la base stessa del buono stato di salute delle foreste, dei fiumi e degli oceani. Senza le specie animali gli ecosistemi crolleranno e con loro i “servizi” che la natura ci fornisce quotidianamente come la purificazione dell’aria, dell’acqua, il cibo e la difesa dai cambiamenti climatici» aggiunge.

«La buona notizia è che abbiamo gli strumenti per risolvere questo problema e dobbiamo usarli subito se vogliamo seriamente preservare un pianeta vivente che sostenga la nostra sopravvivenza e il nostro sviluppo» conclude Lambertini.