Bene la legge sul caporalato bene, ora stop alla concorrenza sleale in agricoltura


La legge sul caporalato un bel passo avanti, ma chi ci pensa al mancato reddito causa l’importazione
La legge sul caporalato un bel passo avanti, ma ci sono impatti sfavorevoli sull’economia

Molinaro: chi sfrutta il lavoro nero fa un danno agli agricoltori, comunità e sistema economico

Coldiretti: l’approvazione legge contrasto al caporalato un bel passo avanti.

Non solo il sud è diventato l’ubicazione del caporalato, ma ci marcia alla grande. Per lo sfruttamento c’è una legge e va rispettata. Giusto! Ma probabilmente gli agricoltori sono costretti a tirarsi i pantaloni e stringere la cinghia. Sono rammaricati. Dietro una diffusa illegalità e sfruttamento della manovalanza nessuno si è chiesto del perché, borbottano alcuni allevatori. Sfruttamento a parte, tante aziende agricole stanno chiudendo, tante falliscono, molte sul nascere trovano forti ostacoli, tra burocrazia e mancato reddito. L’importazione mette fuori gioco le produzioni agroalimentari italiane con costi non competitivi.

L’approvazione definitiva della legge che istituisce il reato di caporalato è l’inizio di un nuovo percorso per l’agricoltura meridionale e calabrese un trinomio perfetto tra dignità, solidarietà e legalità.

Ne è sicura la Coldiretti Calabria dopo che il disegno di legge è diventato realtà a larghissima maggioranza e senza nessun voto contrario “una circostanza che è utile annotare”. “Lo sfruttamento brutale dei lavoratori e l’intermediazione dei caporali era – prosegue Molinaro – un aspetto vergognoso ed una situazione non solo eticamente inaccettabile, ma economicamente inefficiente. La giustizia ora ha armi più affilate, le pene severe e i controlli rigorosi introdotti nella legislazione, devono colpire il vero lavoro nero e lo sfruttamento, portando alla luce quelle sacche di sommerso che peraltro fanno concorrenza sleale alle imprese regolari che hanno già intrapreso un percorso di trasparenza e sulle quali finiscono per concentrarsi esclusivamente oggi le azioni di verifica.

Adesso si innesca una grande azione di responsabilizzazione di tutta filiera, dal campo alla tavola, per garantire che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali, ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una equa distribuzione del valore che non è possibile, ad esempio, se le arance nei campi sono sottopagate a 7 centesimi al chilo.

Il rispetto della dignità dei lavoratori – rimarca – deve valere anche per i prodotti importati che arrivano in Italia spesso sottocosto per effetto dello sfruttamento del lavoro, anche minorile, e dell’ambiente. I lavoratori, italiani e stranieri, che aiutano le nostre imprese a crescere e a stare sul mercato – in conclusione – sono una risorsa indispensabile. Chi sfrutta il lavoro nero fa un danno a tutti: agli agricoltori che rispettano le regole, alle comunità locali, al sistema economico territoriale”.