Giungla Calais, l’Unicef: nuova casa per centinaia di bambini


L’organizzazione plaude all’accordo tra Londra e Parigi

Per mesi circa 1.200 bambini hanno vissuto in condizioni spaventose al campo di Calais
Per mesi circa 1.200 bambini hanno vissuto in condizioni spaventose al campo di Calais

ROMA – Con l’imminente sgombero del campo di Calais e il clima invernale in arrivo, l’Unicef plude al fatto che nei prossimi giorni molti bambini avranno una nuova casa e una nuova speranza in Gran Bretagna.

«Accogliamo con favore anche l’impegno della Francia a cercare soluzioni per gli altri bambini rifugiati e migranti che resteranno nel Paese. Anche questa è una cosa attesa da tempo» commenta Marie Pierre Poirier, Coordinatore Speciale dell’UNICEF per la Crisi Rifugiati e Migranti in Europa.

«L’Impegno preso dalla Gran Bretagna e dalla Francia a trovare soluzioni urgenti per tutte le centinaia di bambini rifugiati e migranti che da mesi vivono a Calais, non potrebbe arrivare in un momento migliore» aggiunge.

Per mesi circa 1.200 bambini hanno vissuto in condizioni spaventose al campo di Calais, definito anche la “Giungla di Calais”: qui sono stati esposti ad abuso, sfruttamento e incidenti stradali in attesa di un destino incerto.

«Possiamo solo immaginare l’enorme sollievo che i bambini di Calais proveranno quando saranno dati loro una casa, un’istruzione e un futuro. Il loro superiore interesse dovrebbe rappresentare per le autorità una guida per ogni passo del loro percorso» sottolinea Poirier.

«L’Unicef condividerà il sollievo dei bambini quando i Governi da entrambi i lati del Canale Inglese presteranno pienamente attenzione alle richieste dei tanti attivisti e volontari a livello locale, ONG, compresi i Comitati per l’Unicef di Gran Bretagna e Francia, e Organizzazioni Internazionali, per trovare soluzioni durature e prendersi cura dei bambini rifugiati e migranti» prosegue.

«Ci auguriamo che le autorità si impegnino ancora di più, non solo secondo il dovere legale nei confronti dei bambini ospitati a Calais, ma anche secondo l’obbligo morale di proteggere tutti I bambini sradicati dai loro Paesi».