Allarme dell’Unicef: «A Mosul un milione di sfollati»


Nella città irachena sono riprese le operazioni militari: è emergenza umanitaria

Un miliziano dell'Isis a Mosul, in Iraq
Un miliziano dell’Isis a Mosul, in Iraq

ROMA – «Con l’intensificarsi delle operazioni militari per la ripresa di Mosul, in Iraq, un milione di persone rischiano di rimanere sfollate». A lanciare l’allarme è Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia.

«Sono più di 213.000 gli sfollati dallo scorso maggio nell’area di Mosul e nelle zone riconquistate esistono gravi pericoli a causa di mine e ordigni inesplosi, per la presenza di cecchini e per i serrati controlli di sicurezza dei gruppi armati» aggiunge.

«Siamo inoltre molto preoccupati per le misure di sicurezza nelle aree liberate dall’Isis dove ci sono ragazzi ed uomini separati dalle donne e soggetti a misure di detenzione. Vengono segnalati anche civili esposti al rischio di maltrattamenti e a condizioni di vita inumane, un quadro davvero allarmante» prosegue Iacomini.

In tutto l’Iraq oltre tre milioni e 300mila persone risultano sfollate in 105 distretti e 3.823 aree del Paese. Le famiglie sfollate sono più di 557.300 mentre 852.300 sfollati hanno fatto ritorno nelle terre d’origine.

«Il nodo della questione è che il 47 per cento di tale popolazione è costituito da bambini sotto i 18 anni che necessitano di protezione immediata» spiega ancora il portavoce dell’organizzazione.

I numeri di questo conflitto, che non riguarda solo Mosul, fanno impressione: sono oltre 10 milioni le persone colpite dalla guerra, 4,7 milioni sono bambini e adolescenti in urgente bisogno di assistenza umanitaria. Oltre 3,5 milioni di bambini non hanno accesso all’istruzione.

Negli ultimi due anni 1,5 milioni sono dovuti fuggire dalle loro case e quasi 1.500 bambini sono rimasti vittime di rapimenti. Quasi un milione di bambine sono divenute spose prima dei 15 anni, mentre 575.000 bambini sono stati costretti a lavorare.

A tutto questo bisogna aggiungere più di 249.300 profughi siriani rifugiati in Iraq la metà dei quali sono bambini o adolescenti.

«È quantomai necessario, prima che questa diventi l’ennesima emergenza dimenticata, raggiungere con aiuti di primo soccorso e salva vita le popolazioni colpite nelle nuove aree di conflitto in territorio iracheno come a Mosul, dove al pari di Siria e Yemen la situazione è al collasso» conclude Iacomini.