Referendum frontalieri: Bruxelles contro il Canton Ticino


L’Unione europea avvisa la Svizzera dopo il risultato delle urne

Preoccupazione per gli italiani che lavorano nel Canton Ticino
Preoccupazione per gli italiani che lavorano nel Canton Ticino

ROMA – Continua a far discutere l’esito del referendum nel Canton Ticino dove il 58% degli elettori svizzeri chiamati alle urne ha detto sì alle limitazioni per i posti di lavoro ai frontalieri.

La consultazione popolare, voluta dalla destra populista dell’Udc e dalla Lega dei Ticinesi, riguardava in particolare la condizione salariale degli svizzeri in rapporto ai lavoratori provenienti dall’estero e la possibilità di introdurre dei limiti all’apporto di manodopera straniera.

L’affluenza è stata bassa (45%) ma ha fatto salire la preoccupazione degli oltre 62mila italiani che lavorano in Svizzera. Si contano, infatti, circa 25mila frontalieri dal Varesotto, altri 22mila dalla provincia di Como e il resto da Lecchese, Valtellina e altre zone vicine al confine.

Il referendum è sembrato inopportuno ai più, considerando che nel Canton Ticino il tasso di disoccupazione è al 3,2%, ma fa il paio con la consultazione nazionale del 2014 nella quale il 50,5 degli svizzeri aveva approvato l’introduzione di un tetto agli immigrati da far diventare effettivo il prossimo anno.

Il voto del Canton Ticino, che ora sarà al vaglio del governo centrale elvetico, ha fatto infuriare Bruxelles che attraverso Margaritis Schinas, portavoce della Commissione europea, ha parlato di risultato che renderà «più difficili i negoziati» con l’Ue per il voto del 2014.

«Il presidente Juncker ha ribadito che le quattro libertà fondamentali del mercato unico sono inseparabili, quindi la libertà di circolazione dei lavoratori è fondamentale anche in Svizzera e nel Canton Ticino» ha aggiunto Margaritis Schinas.

Anche il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, ha preso posizione: “Referendum anti frontalieri non ha per ora effetti pratici. Ma senza libera circolazione delle persone rapporti Svizzera-UE a rischio” ha scritto su Twitter.

Sulla barricate pure la CNA che guarda con preoccupazione l’evoluzione delle relazioni politiche, economiche e sociali con la vicina Svizzera. Il referendum segue l’introduzione da parte del medesimo Cantone, nel marzo 2015, della Legge sulle imprese artigianali (LIA) che pone ostacoli alla libera circolazione delle imprese.

CNA chiede dunque un più stretta connessione tra diplomazia ed economia.

«Si costituisca immediatamente la Commissione tecnica proposta del MiSE in occasione della IX Sessione del Dialogo Economico Italia Svizzera tenutasi ad Ascona il 4 maggio 2016 per rilanciare il confronto tra i due Paesi» dichiara il Presidente Vaccarino.

«Sollecitiamo nell’interesse delle imprese italiane, i ministeri dello Sviluppo Economico e degli Affari Esteri a costruire ulteriori momenti di confronto con le controparti svizzere, per evitare un pericoloso deterioramento delle relazioni tra i due Stati» conclude.