Il 5% delle imprese si trova in zone a rischio sismico


Elaborazione Camera di Commercio di Milano: sono quasi 240mila. Maglia nera a Messina

Le donazioni hanno superato i dieci milioni di euro
Imprese in ginocchio nelle zone colpite dal sisma del 24 agosto

ROMA – Un tetto e un lavoro sono le priorità delle popolazioni colpite dal disastroso terremoto che lo scorso 24 agosto ha devastato il Centro Italia distruggendo interi paesi e mettendo in ginocchio anche le attività produttive. Nelle zone a cavallo tra Lazio, Umbria e Marche, mentre si attendono le prime soluzioni abitative per l’inverno, si comincia a pensare anche a come far ripartire le numerose aziende danneggiate dal sisma. Lo chiedono a gran voce gli imprenditori di Amatrice, di Accumoli, di Arquata del Tronto.

Era già accaduto nel 2012, quando il terremoto che all’epoca colpì l’Emilia Romagna mise a dura prova l’economia territoriale. E potrebbe avvenire di nuovo, perché come rileva l’ultima elaborazione della Camera di Commercio di Milano, lungo lo Stivale sono 239.917 le imprese localizzate nei comuni più soggetti a terremoti (zone sismiche di livello 1), il 5% dei circa 5 milioni di quelle italiane. Vi lavorano 439 mila addetti, il 3% del totale nazionale e il fatturato ammonta a 26 miliardi.

Si tratta inoltre, specifica ancora la Camera di Commercio di Milano, di un’economia in ripresa, con circa mille imprese in più in un anno grazie al turismo. Di queste, sono all’incirca 400 quelle in più nel settore alloggio e ristorazione, che fa segnare un + 2,5%. L’economia di queste aree è aumentata nell’ultimo anno di circa mille imprese, +0,4% rispetto al +0,2% in Italia. In crescita anche gli addetti, + 5% dai 418 mila di un anno fa. Una ripresa che si stava verificando e che interrompeva il calo di imprese in cinque anni, 6 mila in meno del 2011.

Rispetto al dato nazionale quella che si registra nelle zone a rischio sismico è un’economia più a vocazione agricola (24% delle imprese dell’area, il 9% in più che in Italia) e commerciale (primo settore con 30% delle imprese dell’area, il 2,7% in più che in Italia). Minore il peso delle costruzioni (12,4%, il 2,3% in meno della media italiana) e del manifatturiero (8%, 1,7% in meno).

Primi comuni per numero di imprese nelle aree più soggette a terremoto sono: Messina con quasi 14 mila, Reggio Calabria con circa 13 mila, Cosenza, Lamezia Terme e Potenza con 6 mila, Benevento e Foligno con circa 5 mila. I primi comuni per fatturato invece sono: Messina e Melfi con quasi due miliardi, Benevento, Osoppo, Foligno e Potenza con oltre un miliardo.

Tra i comuni con maggiore crescita di imprese in cinque anni spiccano Reggio Calabria con 600 imprese in più, Lamezia Terme e Rende con 400. Tra i centri meno grandi: Viggiano (+17%), Pozzilli e Zumpano (+12%), Falconara Albanese e Pedace (+20%).