Editoriale, D’Alema alla ricerca di un martirio nel partito


Massimo D Alema, ex segretario Pd ed ex Premier
Massimo D’Alema, ex segretario Pd ed ex Premier

Chi va con D’Alema se si inizia la conta dei parlamentari e dei voti?

Non conosco il Partito Democratico così a fondo; né mi sono messo a imparare lo statuto che ne costituisce l’ossatura centrale. Tuttavia mi sembra che l’on. Massimo D’Alema, 67 anni, che dopo qualche falsa partenza, si è schierato senza sì e senza ma contro il suo segretario politico, nonché attuale Presidente del Consiglio, cerchi di arrivare a un confronto con i Probi Viri del medesimo partito, coloro, cioè, che hanno l’ultima parola in fatto di appartenenze.

E ho la sensazione che è questo ciò che vuole D’Alema, forse una sorta di martirio pilotato con fini ancora indefiniti ai più.

Di fatto se Renzi resta saldo nella sua posizione, D’Alema avrà un trattamento alla stregua degli elefanti che hanno fatto la loro storia e gli resta da percorrere solo la via del riposo perpetuo.

Se Renzi cade e le istituzioni sono messe a rischio, D’Alema torna ad essere un padre della patria, rispettato e ascoltato.

Egli ha assunto una posizione di critica e ferma opposizione al Si al referendum che ora intende articolare con la costruzione di un organismo di opposizione; accanto a lui ci sono dieci eletti fra Roma e Strasburgo più un certo numero di apprezzati liberi pensatori che sono rimasti vittime dei rottama tori. Se quindi al tutto può esser riconosciuta una consequenzialità e una coerenza, resta il fatto che non si comprende come il tutto si concili con il tesseramento al Pd.

Verrebbe da dire che questo movimentismo di D’Alema non sia destinato a una conta popolare, giacché quei voti su cui potrebbe contare l’ex premier ed segretario di Gallipoli ancora hanno in mente il concetto del centralismo democratico del Partito e questa dialettica interna, con magari anche il libero di voto di coscienza, tende un po’ a disorientarli.