Editoriale, aumenta incertezza su futuro della Turchia


La Turchia ha occupato il Nord della Siria
Cobra dell’esercito turco in manovra sul confine siriano

Torniamo sul futuro della Turchia. Erdogan dal 24 agosto ha stabilmente occupato porzioni di territorio siriano sulla sponda destra dell’Eufrate fino a una profondità di 50-70 chilometri.

Vanta successi contro le milizie Isis, ma in sostanza ha respinto indietro i peshmerga curdi coi quali si sono verificati combattimenti di lieve intensità. Usa e Paesi Occidentali si sono indignati, chiedendo all’esercito turco, ottavo per potenza nello scacchiere mondiale, di fare dietrofront; appelli finora ascoltati quanto quelli turchi agli Usa di estradare l’ideologo ribelle Gulem.

In seno al Paese continua il repulisti di intellettuali; particolare attenzione è posta sui magistrati, 3.390 calcola il Corsera che sono stati finora rimossi. Considerando che l’Italia ne ha circa seimila e che quelli turchi sono costituzionalmente indipendenti e di carriera, viene da pensare che la giurisprudenza ottomana abbia subito un regresso da cui ci vorranno anni per recuperare efficienza.

L’economia del Paese sembrerebbe reggere, anche se c’è chi ipotizza un tracollo. Lo scorso anno ha incrementato il Pil del 4% che si è concretizzato per la crescita del 3% dei consumi interni; dal 1° gennaio però sono aumentati i salari del 30% e quindi quest’anno dovrà far conto con il tasso inflattivo e un regresso degli investitori stranieri, che in assenza di governance, si muovono con maggior prudenza.

La soluzione del momento per Erdogan – con la negoziazione Ue tornata in alto mare – è guardare alla Russia di Putin, ma fino a che punto può spingersi in tal senso un Paese appartenente alla Nato è tutto da vedere.