Istruzione negata a 18 milioni di bambini


L’Unicef: ecco i dieci Paesi con l’esclusione scolastica più elevata

La Liberia e il Sud Sudan (nella foto Unicef) sono i due Paesi con il più alto numero di bambini ai quali l'istruzione è negata
La Liberia e il Sud Sudan (nella foto Unicef) sono i due Paesi con il più alto numero di bambini ai quali l’istruzione è negata

ROMA – In Italia tra pochi giorni migliaia di bambini, concluse le vacanze estive, torneranno in classe. In diverse altre parti del mondo, però, ci sono coetanei per i quali l’istruzione è una chimera. Secondo una stima dell’Unicef, nei dieci Paesi con i più alti tassi di esclusione dall’istruzione elementare 18 milioni di bambini non vanno a scuola, quasi due su cinque.

La Liberia ha la più alta percentuale, con quasi i due terzi dei bambini in età di scuola primaria che non frequenta le lezioni. Segue il Sud Sudan, con il 59% e una scuola su tre chiusa a causa del conflitto. Afghanistan (46%), Sudan (45%), Niger (38%) e Nigeria (34%) sono tra i primi dieci Paesi con i più alti tassi di esclusione dalla scuola elementare. Ciò significa che emergenze umanitarie e crisi prolungate stanno spingendo i bambini fuori dalla scuola.

Altra situazione critica è quella che riguarda la Siria. Il Paese mediorientale, dilaniato da oltre tre anni di guerra civile, anche se non rientra nei dieci Paesi con il più alto tasso di bambini esclusi dall’istruzione, ha 2,1 milioni di bambini in età scolare (5-17 anni), che non vanno a scuola. Non hanno una sedia e un banco anche altri 600mila piccoli siriani che vivono come rifugiati nella regione. Dati recenti e attendibili su Paesi come la Somalia e la Libia non sono disponibili da fonti amministrative o statistiche anche a causa dei continui conflitti.

Una scuola siriana distrutta dai bombardamenti (foto Unicef)
Una scuola siriana distrutta dai bombardamenti (foto Unicef)

«Questi dati, che vengono lanciati proprio mentre milioni di bambini stanno iniziando la scuola, sottolineano la portata della crisi che riguarda l’istruzione – sottolinea in una nota l’organizzazione -. Una crisi che colpisce i Paesi già segnati da conflitti, da periodi prolungati di siccità, inondazioni, terremoti e da alti tassi di estrema povertà».

L’Unicef teme che senza istruzione, una generazione di bambini che vivono in Paesi colpiti da conflitti, disastri naturali e povertà estrema crescerà senza le competenze necessarie per contribuire allo sviluppo dei loro luoghi natale, aggravando la situazione già disperata di milioni di bambini e delle loro famiglie.

Due bambine palestinesi di fronte a ciò che resta della loro scuola
Due bambine palestinesi di fronte a ciò che resta della loro scuola

L’istruzione continua ad essere uno dei settori meno finanziati negli appelli umanitari. Nel 2015, le agenzie umanitarie hanno ricevuto solo il 31% dei fondi necessari per il finanziamento dell’istruzione, in calo dal 66% rispetto a dieci anni fa. Nonostante un aumento del 126% del fabbisogno per l’istruzione dal 2005, i finanziamenti sono aumentati di appena il 4%.

Durante l’ultimo Summit Umanitario Mondiale dello scorso maggio è stata lanciata una nuova piattaforma di finanziamento globale, “Education Cannot Help”, per colmare, attraverso un finanziamento programmabile, il divario tra interventi umanitari nelle situazioni di crisi e attività di sviluppo a lungo termine.

«Per i Paesi colpiti da conflitti, la scuola prepara i bambini con le conoscenze e le competenze necessarie per ricostruire le loro comunità una volta che la crisi è finita e, nel breve termine, fornisce loro la stabilità necessaria per far fronte ai traumi. Le scuole possono anche proteggere i bambini da traumi e pericoli intorno a loro. Quando i bambini non vanno a scuola, hanno maggiori possibilità di subire abusi, sfruttamento e reclutamento nei gruppi armati» afferma Jo Bourne, Responsabile Unicef per l’Istruzione.