A Cirò viticoltori che sostengono le tradizioni


A Cirò viticultori che sostengono le tradizioni

Aria di tini provati dal mosto, odore di vendemmia a Cirò. Qual è il momento più adatto per la raccolta dell’uva lo si cerca tra i grappoli ancora appesi ai filari. Si osservano, si palpano generosamente e, soprattutto oggi, ci si aiuta con il mostimetro che con i prelievi indica il grado zuccherino raggiunto dall’uva. Ed è subito stabilito se, e quando si effettua la raccolta. Ma ci siamo. Quanto tempo è passato da un semplice sguardo di buona pratica e saggezza contadina ad un laboratorio chimico in cui si stabilisce le sorti di un vinello che abbia delle caratteristiche studiate a tavolino tra alambicchi e provette. Che dire poi della raccolta manuale di fronte gli androidi che rastrellano senza stornellare una sola nota nel vigneto.

foto uva ciròÈ Cirò la culla del vino calabrese

Nel cirotano c’è una rilevante azienda già pronta a rispolverare gli attrezzi per stoccare il mosto, di Gabriele De Franco che produce vini rossi essenzialmente da uve gaglioppo, vitigno autoctono tipico della zona del Cirò, vini bianchi da greco bianco e malvasia e da poco ha iniziato una produzione di vini che prevede l’utilizzo di Merlot, malvasia nera, Cabernet e Sirah.” Quest’anno buona annata” ci racconta, ma “sempre vigili alla peronospera”. Ci travolge con i racconti tra i filari, dove uomini e donne fanno festa con la vendemmia e i canti della gente che li accompagna fino a tarda sera. Stanchi ma soddisfatti. Non si raccoglie tutto. Quei grappoli non maturi vengono lasciati per le spigolatrici d’uva, raccolti poi da queste mani oneste che trasformano in vino per uso proprio.

450px-MostoIl mosto cotto una tradizione

Ma nelle aziende che rispettano la cultura viticoltrice va oltre la produzione del vinaiolo. E lo dice con grande soddisfazione De Franco intellettuale per passione, ma produttore di vini per retaggio familiare. Una eredità ben accetta. Eppure ligio alle tradizioni non ha mai tralasciato di seguire il manuale ereditato dai progenitori. E ci ricorda che tra tante memorie agricole calabresi un prodotto che rappresenta la penisola è il vin cotto o mosto cotto, indicato per dolci o servito con formaggi, yogurt, ricotta, panna cotta.

Tenere salde le tradizioni di una terra che continua a vivere una cultura contadina nel nuovo millennio non è facile, dove la tecnologia ha spiazzato le produzioni. La fortuna, è trovare gente come De Franco che non si fanno portar via dal nuovo che avanza ma tengono salde usanze d’altri tempi che la storia non può cancellare.

Ada cosco