Milan ai cinesi, si chiude l’era Berlusconi


Dopo 30 anni il Milan cambia proprietà: ecco perché Berlusconi ha lasciato

Berlusconi con i trofei conquistati dal Milan sotto la sua presidenza
Berlusconi con i trofei conquistati dal Milan sotto la sua presidenza

ROMA – E così, il Milan è diventato dei cinesi. Alla fine di una lunga telenovela il Dragone ha avuto la meglio sul Cavaliere e si porta a casa il pacchetto completo. Il club di via Aldo Rossi, valutato 740 milioni di euro pari al 99,3% delle quote societarie, è passato di mano ieri. All’improvviso. I continui rinvii delle ultime settimane sulla firma dell’accordo preliminare con il gruppo rappresentatto dall’advisor, Nicolas Gancikoff, avevano lasciato aperte più porte. I più romantici hanno creduto fino all’ultimo in un ripensamento di Berlusconi. I pragmatici, sciorinando cifre e dettagli spesso lontani dalla realtà, hanno trovato appiglio nella questione economica. “Ma si chiuderà, in un modo o nell’altro”, ripetevano sul web e in tv. I più arrabbiati, i tifosi, hanno manifestato la loro rabbia pochi giorni fa davanti ai cancelli di Arcore. “Via Berlusconi, via Galliani. Vendere la società”. Ora sono stati accontentati. Così, dopo 30 anni, il Milan volta pagina. Salvato sull’orlo del fallimento nel lontano 1986 da Silvio Berlusconi, il club da ieri è di proprietà di una cordata cinese, spuntata fuori senza troppo preavviso. Pare che sia stata composta in fretta e furia da alcuni investitori fuoriusciti dal gruppo di Gancikoff per divergenze sulla composizione del nuovo Cda. La firma sull’accordo preliminare, in attesa del closing definitivo, comunque è stata apposta. E chiude il cerchio. Immaginiamo che non sarà stato facile per Berlusconi siglare quell’accordo che valuta 740 milioni di euro l’amore di una vita, quello per i colori rossoneri. Ma tant’è. Un altro pezzo di storia del calcio italiano si sgretola. Quelli dell’era berlusconiana sono stati 30 anni di campioni: da Van Basten a Baresi, da Nesta a Pirlo, da Shevchenko a Kaka, per citarne alcuni. Sono stati 30 anni di trionfi, soprattutto nell’Europa che conta: dalla notte magica del 4-0 alla Steaua Bucarest del trio olandese guidato in panchina da Arrigo Sacchi alla “vendetta” di Atene del 2007. Di fronte c’era quel Liverpool che due anni prima era stato protagonista della rimonta del secolo. Da 0-3 a 3-3 prima di trionfare ai rigori. Con l’undici di Ancelotti impietrito. Era la notte di Istanbul, una delle pagine tristi del trentennio con il Cavaliere alla guida del suo “destriero”, il Milan. Un’ombra Istanbul, come la serata di Marsiglia con Galliani, altro simbolo dirigenziale dell’era berlusconiana, che scende in campo e fa uscire dal campo la squadra per il black out di un riflettore. Ombre come quelle delle ultime tre stagioni, concluse senza Europa e con tanta contestazione a società e giocatori. Contestazione, età e salute, debiti (oltre 200 milioni che saranno coperti dalla cordata cinese). Ecco i motivi che hanno spinto Berlusconi a mollare. «Ai miei figli ho detto che ci sono due cose di proprietà della famiglia che non dovranno mai essere vendute: la villa di Arcore e il Milan» disse qualche anno. Ma i recenti problemi di salute e la consapevolezza di non poter competere più con i petroldollari degli sceicchi che spendono e spandono alla faccia del fair play finanziario, alla fine hanno prevalso. Con i conti in rosso, le casse vuote e i parametri zero alle porte di Milanello in attesa di un ingaggio, Berlusconi aveva rilanciato l’idea di un Milan tutto italiano. Lo aveva fatto con forza, da un paio d’anni. Ma il tempo, che dovrebbe essere galantuomo, non piace al tifoso. Che vuole tutto e subito. Si vedrà se i cinesi proseguiranno sulla stessa linea. Risulta però difficile crederlo. Per loro il calcio non è altro che un business e da buoni affaristi hanno trovato il modo di disarcionare il Cavaliere. Gli hanno sottratto il suo destriero, che ora dovrà rispondere agli ordini del Dragone.

Il Milan è stato venduto a una cordata di cinesi
Il Milan è stato venduto a una cordata di cinesi

Chi sono gli acquirenti del Milan

A spiegare chi sono i nuovi acquirenti del Milan è una nota diffusa da Fininvest. “Il presidente Silvio Berlusconi ha approvato il contratto preliminare firmato dall’amministratore delegato di Fininvest, Danilo Pellegrino, e da Han Li, rappresentante di un gruppo di investitori cinesi, relativo alla compravendita dell’intera partecipazione – pari al 99,93% – detenuta dalla stessa Fininvest nell’AC Milan. Gli investitori operano attraverso la management company Sino-Europe Sports Investment Management Changxing Co.Ltd. Della compagine fanno parte fra gli altri Haixia Capital, fondo di Stato cinese per lo Sviluppo e gli Investimenti, e Yonghong Li, chairman della management company, che è stato fra i promotori del gruppo con cui Fininvest ha lungamente trattato fino alla firma”. “Assieme ad Haixia Capital e a Yonghong Li, acquisiranno quote dell’Ac Milan altri investitori, alcuni dei quali a controllo statale “ si legge nella nota. Il closing sarà perfezionato entro la fine dell’anno e “la valutazione dell’AC Milan, in base all’intesa, risulta di 740 milioni di euro complessivi e tiene conto di una situazione debitoria stimata in circa 220 milioni”. I primi investimenti per 350 milioni di euro avverrano nel prossimo triennio. “Con l’accordo, gli acquirenti si impegnano a compiere importanti interventi di ricapitalizzazione e rafforzamento patrimoniale e finanziario di AC Milan, per un ammontare complessivo di 350 milioni di euro nell’arco di un triennio (di cui 100 milioni da versare al momento del “closing”). Il contratto prevede anche che con il “signing” gli acquirenti mettano a disposizione una caparra, a conferma degli impegni assunti, pari a 100 milioni di euro, di cui 15 contestualmente alla firma e 85 entro 35 giorni” spiega Finivest.

L'ormai ex presidente del Milan, Silvio Berlusconi, con il manager Stefano Parisi
L’ormai ex presidente del Milan, Silvio Berlusconi, con il manager Stefano Parisi

Dopo il Milan tocca a Forza Italia? Il ruolo di Parisi è più di un indizio

E se tra Berlusconi e le sue passioni, Milan e politica, non fosse finita qui, con la cessione del club rossonero dopo trent’anni? Sarà Forza Italia la prossima a vedere l’uscita di scena del Cavaliere? Molto dipenderà dall’esito del referendum sulle riforme costituzionali del prossimo autunno e da un’eventuale caduta del Governo Renzi che potrebbe portare ad elezioni anticipate. Intanto però la nomina del manager Stefano Parisi, incaricato dallo stesso Berlusconi di ristrutturare il partito è più di un indizio. Se è vero che il Cavaliere deve seguire il decorso post operatorio dopo la sostituzione della valvola aortica sinistra e non può gettarsi a capofitto nell’agone politico come un tempo, è altrettanto vero che fino ad oggi le redini del partito era state sempre nelle sua mani. La nomina di Parisi è il segnale che qualcosa sta cambiando. O, per lo meno, che qualcosa bolle in pentola.