Speciale Olimpiadi: tre incredibili storie sulla maratona


Dorando Pietri, Abebe Bikila e la drammatica maratona di Stoccolma: tre storie di sport e tenacia

Tenacia, carattere, talento: sono queste le caratteristiche che aiutano uno sportivo a diventare campione. Con le Olimpiadi di Rio 2016 alle porte abbiamo deciso di cominciare a “riscaldare i muscoli” raccontando le storie che hanno reso questo evento così spettacolare. Sono storie di tenacia, carattere e talento. Sono storie di uomini, prima che di atleti.

In questa prima puntata parleremo di tenacia e, ovviamente, non possiamo non parlare della gara più faticosa, eroica ed emozionante di tutte le discipline olimpiche: la maratona. Racconteremo di un episodio che ha fatto la storia di questo sport e che fa battere il cuore a noi italiani.

1. La sfortunata maratona di Pietri a Londra

Basso (1,59 metri di statura), smilzo, con un paio di baffi “italiani” e un’energia compressa in un corpo capace di resistere ad ogni tipo di sforzo: è così che Dorando Pietri appare in una delle fotografie più famose nella storia delle olimpiadi, mentre taglia il traguardo stremato, sorretto dai giudici.

Pietri taglia il traguardo sorretto dai giudici, alle Olimpiadi di Londra del 1908
Pietri taglia il traguardo sorretto dai giudici, alle Olimpiadi di Londra del 1908

La storia di Dorando Pietri.

Agli inizi del ‘900 Pietri era un pasticciere, oltre che un grande atleta non ancora riconosciuto. Secondo la leggenda Pietri si accorse di essere un atleta il giorno in cui, dopo il lavoro, decise di seguire una gara di corsa. In gara c’era il famoso podista Pericle Pagliani. Pietri, affascinato dalla corsa iniziò a seguire Pagliani per vederlo da vicino e, senza accorgersene, resse tutta la gara alle spalle del campione, tenendogli il passo.

Probabilmente è una leggenda, ciò che è certo però è che da quel giorno Pietri cominciò a fare sul serio, macinando chilometri su chilometri fino a presentarsi alle Olimpiadi di Londa del 1908 come uno degli atleti più in forma per la maratona.

La gara.

Il giorno della gara Pietri non parte benissimo e rimane subito indietro ma, con tenacia e grazie all’allenamento intenso, un chilometro dopo l’altro supera tutti gli altri atleti e riesce a presentarsi a 500 metri dal traguardo con un ampissimo distacco sul secondo classificato.

Qui comincia il dramma. Pietri, distrutto dalla fatica, perde lucidità e non trova la strada per entrare nello stadio dove si conclude la gara. Riesce a rimettersi in pista solo grazie al suggerimento di giudici e spettatori.

Quando entra nello stadio il pubblico lo acclama ma, a poche centinaia di metri dal traguardo crolla a testa esanime. Si rialza più volte e più volte ricade ma, incespicando e sorretto dai giudici riesce a tagliare il traguardo per primo, dopodiché sviene, tra gli applausi del pubblico che ammira lo sforzo e lo spirito di sacrificio di quel piccolo italiano.

Arriva secondo l’americano Johnny Hayes che però fa ricorso, lamentando l’aiuto dato dai giudici a Pietri. Il ricorso viene accettato e la medaglia va ad Hayes.

Pietri deve “accontentarsi” del secondo posto, di un premio che gli viene conferito dalla regina in persona e della stima del pubblico, su tutti quella dello scrittore Conan Doyle che scriverà: « La grande impresa dell’italiano non potrà mai essere cancellata dagli archivi dello sport, qualunque possa essere la decisione dei giudici. »

Pietri affronterà Hayes in altre occasioni, battendolo ogni volta.

Dorando Dorando Pietri premiato dalla regina Alessandra a Londra
Dorando Dorando Pietri premiato dalla regina Alessandra a Londra

2. Bikila e quella corsa a piedi nudi

Bikila taglia il traguardo a piedi nudi nelle Olimpiadi di Roma del 1960
Bikila taglia il traguardo a piedi nudi nelle Olimpiadi di Roma del 1960

Dopo aver raccontato l’istantanea di Pietri che taglia il traguardo sorretto dai giudici, c’è un’altra immagine che è rimasta nella storia: quella dell’atleta etiope Abebe Bikila che a piedi nudi taglia il traguardo della maratona sotto il cielo romano nelle Olimpiadi del 1960.

Molti hanno associato quella corsa a piedi scalzi ad un gesto di orgoglio, un simbolo del continente africano che per la prima volta conquistava una medaglia olimpica. In realtà la scelta fu legata a motivi più prosaici.

L’Adidas, sponsor tecnico dell’atleta, gli aveva fornito delle scarpe troppo strette che avevano procurato a Bikila delle tremende vesciche. Per questo l’atleta, poco prima della gara, decise di fare a meno delle fastidiose calzature per correre a piedi nudi, dando vita, inconsapevolmente, ad una delle immagini iconiche più potenti nel mondo dello sport.

Bikila riuscì a ripetersi quattro anni dopo, alle Olimpiadi di Tokyo, nonostante subì un’operazione di appendicite solo sei settimane prima della gara.

3. La drammatica maratona alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912

Quella di Stoccolma del 1912 fu la maratona olimpica più massacrante della storia. Per evitare un altro “caso Pietri” (vedi articolo) a giudici, medici e assistenti fu vietato intervenire per soccorrere gli atleti.

Ad avere la peggio fu l’atleta portoghese Francisco Làzaro che collassò al trentesimo chilometro e morì il giorno dopo. Pare si fosse cosparso il corpo di cera per proteggersi dalle ustioni, impedendo però alla pelle di traspirare.

Nella stessa gara si registrò anche la sparizione misteriosa dell’atleta giapponese Siso Kanakuri. Lo ritrovarono 50 anni dopo che insegnava in una scuola del Giappone. Ma questa è un’altra storia.

L'atleta Francisco Lazaro, scomparso tragicamente alle Olimpiadi del 1912
L’atleta Francisco Lazaro, scomparso tragicamente alle Olimpiadi del 1912
Marco Lovisco

Giornalista, consulente di marketing e scrittore.