Editoriale, fino a che punto è lecito infamare la Boldrini?


Laura Boldrini, terzo presidente donna della Camera dei Deputati
Laura Boldrini, terzo presidente donna della Camera dei Deputati

Le critiche alla Presidentessa della Camera hanno passato i limiti. Non si può “sparare” sempre su tutti

Laura Boldrini è il 14° presidente della nostra Camera dei Deputati, terza donna a ricoprire questo ruolo dopo Nilde Iotti (13 anni) e Irene Pivetti (2 anni). Per tradizione e gerarchia il presidente della Camera è la terza carica dello Stato.

Nata a Macerata, decide ventenne di andare in Venezuela a lavorare in una piantagione di riso; sarà l’inizio del suo viaggiare in tutto il mondo che la porterà a ritardare la sua laurea; quindi entra ed esce dalla Rai prima di ottenere la qualifica di JPO e con essa iniziare a lavorare per l’Onu, prima nel programma di alimentazione poi coi rifugiati.

Dopo il 1998, oltreché destinataria di molti premi, è portavoce dell’Alto commissariato per i rifugiati (UNHCR). In questa veste la conosce l’Italia dei media; siamo ai primi sbarchi in massa nel Sud e Laura Boldrini, esprime nella sua funzione, dure critiche, male accettate, all’operato del Governo italiano.

Sostenuta da Sel, viene eletta in tre collegi alla Camera nel 2013; diventa poi il personaggio, tecnico, non in possesso di militanza politica, cui affidarne la Presidenza. Determinata, ruvida, si scontra quasi subito coi cinquestelle cui “canguri” e “ghigliottine” impediscono il trascinarsi delle votazioni; più di recente il confronto diventa acceso anche coi leghisti, fino a clamorose contumelie e proponimenti che sconfinano dalla critica ed entrano nel delittuoso.

Crediamo che sia ora di dire basta e che mancare di rispetto a un nostro così elevato rappresentante, sia mancare di rispetto a noi stessi.