Vaccini, cosa dicono i medici di famiglia


Il presidente SIMG, Cricelli: «Sicurezza ed efficacia inconfutabili»

I medici di famiglia si schierano a favore dei vaccini
I medici di famiglia si schierano a favore dei vaccini

ROMA – La radiazione per i medici che si rifiutano di effettuare vaccini, proposta tre giorni fa dalla Federazione dei camici bianchi, continua a far discutere ma trova, almeno nel mondo scientifico, sempre più favorevoli. Gli ultimi in ordine di tempo sono i medici di famiglia: «I medici devono sempre applicare la verità scientifica. Quindi è corretto il richiamo all’obbligo deontologico per tutti coloro che fanno parte della comunità medica del nostro Paese all’utilizzo di strumenti terapeutici indispensabili come i vaccini. La dimostrazione della loro efficacia fa parte delle evidenze scientifiche. E sono false, pretestuose e ingannevoli tutte le affermazioni utilizzate per contestarne la sicurezza» afferma il dottor Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG). Cricelli sottolinea la correttezza della presa di posizione della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMcEO) nel Documento sui vaccini. «Il medico – spiega – è tenuto come professionista a osservare le evidenze scientifiche e il rispetto della scienza costituisce un obbligo deontologico. Per cui, come evidenziato dalla FNOMcEO, chi non segue questi principi commette una grave violazione, soprattutto nel caso delle vaccinazioni, la cui sicurezza ed efficacia sono inconfutabili». Ma c’è dell’altro: «Il medico convenzionato o dipendente sottoscrive un contratto che lo lega al Servizio Sanitario Nazionale, a cui deve attenersi – continua Cricelli -. Tra i suoi doveri rientra anche la somministrazione vaccinale. Per cui da un lato vi sono le verità scientifiche, dall’altro gli obblighi determinati dall’appartenenza al Servizio Sanitario Nazionale». Infine un richiamo all’impegno dei camici bianchi: «Il medico deve conquistare la propria autorevolezza con il lavoro costante, cercando il dialogo con il paziente. Questo vale sia per le terapie controverse che vanno combattute dimostrandone la non scientificità come nei casi “Di Bella” e “Stamina”, sia per gli strumenti terapeutici indispensabili e sicuri come i vaccini di cui talvolta il cittadino fatica a comprendere l’utilità» conclude.